La resilienza delle aree interne

Partire dalla rivitalizzazione

Il rilancio socio-economico delle aree interne è un argomento di forte interesse per Bottega del Terzo Settore, sopratutto negli ultimi anni. Tanto che il BTS ha sempre di più sviluppato azioni e progetti utili per apportare innovazione e cambiamento in un territorio segnato da crisi post-sismica, spopolamento, decrescita demografica e per ultimo da una pandemia mondiale.

A tal proposito, un innovativo progetto internazionale che vogliamo far conoscere ai lettori è “Le comunità resilienti ai tempi del covid- 19”. Un progetto promosso dalla Fondazione Finanza Etica e per cui la Bottega del Terzo Settore coordina una rete internazionale di partner, tra i quali anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e Ashoka Italia.

Il progetto, di durata biennale, intende portare alla luce pratiche e modelli di innovazione sociale ed economica, intrinsecamente resilienti, potenzialmente replicabili sui territori messi in contatto.

Gli obiettivi del progetto

L’obiettivo del progetto è individuare e far emergere pratiche che facciano del rispetto dell’ambiente un asset importante delle loro attività economiche/organizzative/sociali. Inoltre il fine è che operino fortemente per sostenere la transizione ecologica ed integrale.

Silvia Silvozzi della Bottega del Terzo Settore – area progettazione e sviluppo partnership è stata intervistata da ACRI Associazione di fondazioni e casse di risparmio spa.

«Viviamo in un sistema economico che genera valore, ma che non rispetta l’ambiente e non risponde ai bisogni umani. Non si può continuare ad ignorare il bisogno di avviare nuovi modelli sociali ed economici o di valorizzare quelli alternativi già esistenti».

L’iniziativa intende portare alla luce pratiche e modelli sociali ed economici già esistenti nel Paese, ma di cui spesso si ignora il valore.

Si tratta, infatti, di pratiche non contemplate dal sistema economico prevalente, perché caratterizzano la vita delle aree interne, marginali o periferiche. Tuttavia tali aree compongono la stragrande maggioranza del territorio italiano, il 70%.

Seppur pratiche di piccola scala, rappresentano già modelli di organizzazione economica e sociale, rispettosi dell’ambiente e capaci di ridare valore al senso di comunità.

«C’è un grande potenziale rigenerativo nelle aree interne, marginali, rurali e nelle nuove fragilità territoriali, che attinge alla creatività e alla resilienza di questi luoghi: noi vogliamo scoprirlo e farlo conoscere».

Le fasi del progetto

Per questo, il progetto prevede, innanzitutto, la mappatura delle realtà più innovative, in Italia e in Spagna, grazie al lavoro di squadra con Humus srl le cooperative sociali Nemo e Numes.

A seguire, verrà portata avanti una ricerca qualitativa sul campo a cura dell’associazione Riabitare l’Italia, per comprendere le caratteristiche e la capacità di resilienza di ciascuna realtà individuata.

La pratica che risulterà maggiormente innovativa verrà sostenuta con risorse messe a disposizione dalla Fondazione Finanza Etica.

I risultati

Infine, i risultati della ricerca verranno esposti e discussi con tutta la comunità presso la sede della Bottega del Terzo Settore, alla quale parteciperanno i partner di progetto, prevedendo anche una visita alle realtà locali. Un ritorno alle aree spesso dimenticate che si traduce nella loro valorizzazione e nel riconoscimento di concrete opportunità lavorative e di sviluppo del territorio, in grado di stimolare i giovani a ripopolarle.

Un’iniziativa che parte dai giovani

Un’iniziativa che parte proprio dalla volontà dei giovani di tornare ad essere motore dei loro luoghi di origine.

«Siamo una comunità di giovani che da quelle aree già sono andati via e dove hanno deciso di tornare, per prendersi cura del luogo in cui sono nati e dove vivono i propri cari».

La reazione delle comunità locali

La reazione delle comunità locali – ci racconta Silvozzi – è lo stupore di vedere il proprio territorio essere riconosciuto e inserito in un’iniziativa di questa portata.

«La conseguenza è stata l’avvio di un processo di responsabilizzazione di tutti i cittadini e la consapevolezza del potere che abbiamo mettendo insieme tutte le forze già sensibili, attive e pronte a collaborare sul territorio. Unendo studi, esperienze, contatti. È un po’ come tornare con una valigia degli attrezzi per mettersi a lavorare là dove serve».

La rete che si sta componendo è talmente solida che non teme il confronto con le grandi realtà nazionali e internazionali, perché «si fa forza sulle persone che la compongono, sui valori, gli obiettivi e le ampie vedute che tutti, insieme, vogliamo raggiungere.

*Presentano ed elaborano il progetto:

  • i soci dei GIT di Area Centro
  • il Coordinamento Soci Lavoratori in stretta collaborazione con la Comunità Tematica Aree Interne e Rurali di Banca Etica
  • in accordo con le progettualità definite dai GIT di Area Nord-Ovest (“Seminare Comunità. Percorsi formativi in agricoltura per avvicinarsi a nuovi modi di abitare le aree interne” – coordinato da Humus srl in collaborazione con NEMO – Nuova Economia in Montagna Soc. Coop.)
  • i GIT di Area Nord-Est (“NUMES – Le Comunità che Supportano l’Agricoltura oltre l’emergenza: un nuovo modello agricolo per l’economia solidale” – coordinato da Arvaia Soc. Coop. Agr.).

di Laura Cirino