In Italia ogni anno circa il 30% delle persone con più di 65 anni è soggetto a una caduta, e fra questi, quasi la metà cade più di una volta. Nel 60% dei casi le cadute avvengono in casa, soprattutto in cucina, camera da letto o sulle scale. Circa il 20% delle cadute richiede un intervento medico e il 5-10% causa una frattura. La frattura del polso è più frequente nella fascia di età tra i 65 e 75 anni, ancora sufficientemente reattivi da cercare di frenare la caduta con le mani, mentre quelle alle anche sono più frequenti negli over 75.
Le possibili conseguenze
Le conseguenze di una caduta non si limitano alle sole fratture. In molti casi purtroppo questo è solo l’inizio di una lunga serie di eventi che modificano sostanzialmente la qualità di vita dell’anziano e che possono portare anche alla morte. L’allettamento aumenta il rischio di trombosi venose profonde e il rischio di contrarre infezioni gravi. Inoltre, in caso di frattura dell’anca, circa la metà dei pazienti non recupera più completamente la precedente mobilità. Dopo una caduta, l’anziano diventa eccessivamente prudente nei suoi movimenti, che si fanno molto più lenti e incerti. La muscolatura, già indebolita dall’età, si indebolisce ulteriormente, aumentando il rischio di nuove cadute. Questa catena di eventi porta ansia e depressione, riduzione dell’indipendenza, maggiore ricorso all’istituzionalizzazione e, in definitiva, ad una perdita della qualità di vita.
Le cause principali delle cadute
Le cause della caduta sono multifattoriali, si riconoscono infatti fattori legati all’età stessa, e quindi immodificabili, e fattori legati all’ambiente, modificabili. I primi sono identificabili con l’osteoporosi, fragilità delle osso, la riduzione dei riflessi di protezione e andatura incerta. Quest’ultima causa è dovuta all’appoggio sulle gambe malfermo per la debolezza muscolare che impedisce anche movimenti rapidi per riacquistare l’equilibrio. Vista e udito sono spesso ridotti e l’integrità di questi sensi è necessaria per assicurare il controllo dell’equilibrio. Vanno inoltre ricordate alcune malattie come il Parkinson, l’artrite e l’artrosi. Infine, l’ipotensione ortostatica, vale a dire un marcato calo della pressione arteriosa passando da sdraiati alla posizione eretta, con conseguente capogiro e quindi caduta.
Anche alcuni farmaci possono causare una maggiore suscettibilità alla perdita di equilibrio: parliamo degli antipertensivi che possono causare ipotensione ortostatica. L’insulina e gli ipoglicemizzanti orali, invece, possono dare senso di debolezza e capogiri per l’eccessiva riduzione della glicemia. Tutti i farmaci utilizzati in ambito psichiatrico (ansiolitici, ipnotici, antidepressivi e antipsicotici) possono provocare sedazione e ridurre ulteriormente i riflessi di protezione.
Come evitarle?
Per ridurre il rischio delle cadute si può agire sui fattori di rischio modificabili, cioè legati all’ambiente, come ad esempio evitare di camminare su pavimenti scivolosi, rimuovere tappeti e pedane, utilizzare calzature idonee, buona illuminazione degli ambienti, posizionare appoggi. Importantissimo rimane l’impegno personale per arrivare alla vecchiaia nelle migliori condizioni di salute possibili. Camminare regolarmente, fare le scale, giardinaggio, semplici esercizi personalizzati o, per mantenere efficiente il sistema muscolo scheletrico, e non solo, bastano per tener lontano il rischio di cadute. Un anziano che vive solo spesso non trova motivazioni sufficienti per intraprendere queste attività. Perciò è importante mantenere buone relazioni sociali e attivare, quando necessario, servizi di supporto.