di Franco Laganà
Il Piceno si connota per la presenza di piccoli borghi costruiti nel medioevo sui punti collinari più alti e Monsampolo del Tronto è tra questi, non ben conosciuto come merita.
La chiesa dei SS. Benedetto e Mauro
Il giro proposto è un anello di circa 11 km e 200 m di dislivello che ha inizio sulla sponda sinistra del fiume Tronto, dove si trova la piccola chiesa dei SS. Benedetto e Mauro che è tutto ciò che resta dell’antico monastero, la cui fondazione risale a metà sec. VIII. Divenne una dipendenza dell’abbazia di Montecassino, dove è rintracciabile una testimonianza nella formella XIII della porta bronzea fatta fondere nel sec. XI dall’abate Desiderio. La chiesa ha la facciata alterata dall’erezione di un moderno muro a mattoncini, mentre la parte terminale dell’abside è ascrivibile all’epoca d’origine del cenobio, così come la cripta, perfettamente conservata.
Si parte
Iniziamo a camminare: superato il sottopasso della superstrada, si prende a sinistra la strada che prosegue subito a destra di fianco al fosso S. Mauro fino all’incrocio con la Salaria che si attraversa. Subito a sinistra c’è via Petrarca che sale con buona pendenza per tornare piana, e passare di fianco alla collinetta del cimitero, dove si trovava uno dei primi nuclei abitativi di Monte San Paolo, prima che la popolazione sparsa su più punti si concentrasse sul sito attuale.
L’ingresso al borgo da Porta da Mare è d’impatto, perché è inserito nelle possenti mura di difesa caratterizzate dal torrione d’angolo. Di fianco alla Porta si trova il piccolo Museo-Laboratorio di Archeologia con reperti di epoca picena e romana rinvenuti in zona. Superata la porta si passa per Corso Vittorio Emanuele III e, prima di raggiungere Porta da Monte, una rampa di scale sulla destra ci porta nel cuore dell’antico nucleo di Terra Vecchia: piazza Castello.
Un percorso ricco di storia
Passati sotto la torre di avvistamento, la piazza presenta due importanti palazzi affiancati, contrassegnati da stemmi araldici delle famiglie ascolane Guiderocchi e Malaspina. Qui a fine ‘500 si ritirò la contessa Aurelia Guiderocchi che in gioventù aveva conosciuto il poeta Torquato Tasso alla corte di Urbino.
Un breve giro all’esterno ci porta di fianco all’ingresso dei percorsi ipogei e del museo dei presepi, per poi rientrare nel borgo per piazza Roma, dove si trova la chiesa di S. Maria Assunta, ricca di opere d’arte e il curioso museo delle mummie.
Come si vede, qui c’è tanto da scoprire e informazioni più dettagliate si possono trovare nel sito www.monsampoloborgoaccogliente.it.
Un paesaggio mozzafiato tra le colline
Ripreso il Corso e giunti a piazza Marconi (Convento di S. Francesco, Museo Civico e Biblioteca Tomistica di S. Alessio), s’imbocca via Cavour per prendere subito dopo la via a destra che scende alla località S. Francesco. Si lascia la strada asfaltata per la brecciata a destra che prosegue in discesa in Contrada Pianelle. Al quadrivio, si sale sulla brecciata a sinistra ed è il tratto più bello dal punto di vista paesaggistico, perché si passa in mezzo a colline lavorate e boscate.
La coltura del gelso
La parte finale è dedicata alla cultura del gelso che con 150 mila esemplari contrassegnava il Piceno, a servizio della fiorente industria bacologica; ne troviamo infatti un bell’esemplare di fianco ad un casolare isolato, per poi raggiungere i resti abbandonati della Bigattiera Marcatili.
Raggiunta la Salaria ed attraversato sul lungo ponte il torrente Fiobbo, si entra in territorio di Spinetoli per girare al bivio a sinistra, segnato da due grandi pini. Si passa di fianco a villa Cardi, una volta Marcatili, dove nel parco si trova il più bel gelso del territorio, vecchio di due secoli.
Infine, si passa sul canale d’irrigazione entrato in funzione nel 1961 e di fianco ai resti del mulino Saladini e alla casa di guardia n. 3 del Consorzio di sistemazione del Tronto, anche’essa accompagnata da gelsi. Un breve tratto di pista ciclopedonale sull’argine del Tronto ci riporta alla chiesa dei SS. Benedetto e Mauro.