di Beatrice Moretti

Il periodo che precede l’arrivo del bambino è ricco di cambiamenti. In questa fase viene preparato un ambiente fisico, che comprende l’allestimento della cameretta e l’acquisto della culla, ma ad essere organizzato è soprattutto uno spazio psicologico nel quale accogliere il nuovo arrivato.

Lo spazio psicologico del neo-genitore

Questo spazio è costituito dai pensieri e dalle fantasie inconsce dei nuovi genitori. Una fra queste consiste nell’interrogarsi su come sarà il bambino o la bambina e, allo stesso tempo, come si vorrebbe che sia, rispondendo pertanto ai propri desideri più profondi.

In questa fase si riattivano i ricordi legati alla propria infanzia e spesso tornano a galla conflittualità lontane e ambiguità che incidono inevitabilmente sulla costruzione del nuovo ruolo e si scontrano con le sensazioni più piacevoli legate all’arrivo del nuovo bambino.

Provare sentimenti contrastanti è fisiologico; è importante esprimerli

Questi contrasti sono spesso esasperati dalla tendenza a dover tenere ben nascosti vissuti di rabbia, egoismo, paura, a causa dell’immaginario collettivo che vuole reprimerli, o peggio ancora a condannarli.

È frequente che i neogenitori vengono pervasi dalla necessità di mostrarsi felici ed entusiasti per l’arrivo del bambino, non potendo condividere le paure tipiche di questa fase. Se da una parte vi sono timori chiari ed espliciti nella mente dei genitori, come ad esempio quello per cui possa nascere un bambino “non perfettamente sano”, altre fantasie rimangono, invece, totalmente sommerse.

Fra queste vi può essere l’idea che la nascita del bambino rappresenti una salvezza e che possa risarcire in qualche modo le carenze subite nella propria infanzia. D’altro canto, il bambino può compensare la perdita di una persona cara oppure rappresentare il facilitatore che fortifichi un matrimonio o un’unione coniugale poco stabile.

Se non espresse, queste fantasie possono avere conseguenze negative sul bambino e sulle dinamiche relazionali che si instaureranno.

Che tipo di genitore sarò?

Poi vi sono le rappresentazioni relative a sé come genitore che si distinguono in realistiche e ideali, quindi corrispondenti al tipo di genitore che si vorrebbe diventare. A questo proposito svolgono un ruolo fondamentale le rappresentazioni che si hanno dei propri genitori. Si potrebbe dire che in questa fase il neogenitore oscilli fra processi di identificazione e disidentificazione con la figura del proprio o dei propri genitori. Questo è ovviamente un processo automatico e utile per il genitore perché possa aderire o, al contrario, dissociarsi dalle modalità di cura che ha ricevuto. Tra le varie rappresentazioni c’è anche quella legata al proprio partner, con cui si condividerà la genitorialità. Le fantasie prevalenti qui riguardano l’altro come genitore, la relazione con il proprio partner, e le idee legate a sé nella relazione con il partner.

Genitori si diventa

Dunque la transizione alla genitorialità è una fase molto intensa, che continua ad evolversi anche dopo l’arrivo del bambino. Essa ha subito molti cambiamenti nei decenni, e oggi è possibile delinearne maggiori caratteristiche grazie soprattutto al crescente interesse verso questo periodo.