Anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie nella fraz. di Portella di Venarotta è ricompresa nell’ordinanza 105. Il più antico riferimento documentario attestante l’esistenza di Santa Maria de Portella risale all’anno 1238. Nel 1357, in un elenco di destinatari di una lettera del vescovo Pietro Torricella, figurano i clericis de Portella. Nel catasto ascolano del 1381 le citazioni della Chiesa di Santa Maria di Portella sono numerose. Con estrema precisione viene indicata la localizzazione di una Piana Santa Maria che si trovava in prossimità del fiume Chiaro, vicino al mulino e alla via pubblica. Nel sec. XV, nel libro delle riscossioni del cattedratico della Diocesi la chiesa di Santa Maria di Portella risulta compresa nella Pieve di Castel di Croce. Mentre, nel catasto del 1458, sono spesso citate le sue proprietà.
La chiesa di Santa Maria de Portella nel XVI secolo
A partire dal secolo XVI, la chiesa di Santa Maria di Portella è presente nelle relazioni delle visite pastorali e nel 1573 vi sono indicati un fonte battesimale e tre altari. L’altare maggiore, quello del Crocifisso e quello di S. Antonio Abate. Si rileva l’assenza del tabernacolo, poiché la chiesa è in aperta campagna, per cui non vi si conserva il Santissimo Sacramento per ragioni di sicurezza. Non è menzionata la presenza di dipinti parietali, mentre viene ordinata l’intonacatura e la tinteggiatura delle pareti.
Nella visita pastorale del 1580 sono indicate le dimensioni della chiesa: otto passi per quattro e mezzo. Risultano essere presenti il tabernacolo, il fonte battesimale e i tre altari. Non vi è più l’altare del Crocifisso, sostituito con uno dedicato a S. Emidio, proveniente da una chiesa rurale limitrofa scomparsa. La vela campanaria aveva una sola campana, perché l’altra era stata trasferita in paese, perché la gente non sentiva bene il suono, per la distanza del borgo dalla chiesa. All’interno dell’aula vi erano tre tombe, una gentilizia e due comuni.
Negli inventari si parla della consacrazione dell’altare maggiore, avvenuta nell’anno 1530, il 15 di agosto, la cui memoria era custodita sotto la pietra sacra. Si parla anche della presenza di una sagrestia e del tetto ligneo a vista, dal quale cadeva molta polvere. Per cui si ravvisava la necessità di un baldacchino sospeso per proteggere la mensa dell’altare. La casa canonica adiacente serviva per abitazione al parroco e al sagrestano.
Gli studi del XVII e XVIII secolo
Con la visita pastorale del 1606 viene ordinato di realizzare un reliquiario ed una custodia degli olii santi. Questo perché gli olii venivano impropriamente tenuti nel tabernacolo insieme al Ss. Sacramento. Ancora oggi si notano le due “finestrelle” scolpite nella parete di fondo, a destra e a sinistra dell’abside, datate 1616. Soltanto nel 1673 si ha notizia della presenza di affreschi in dotazione ai due altari laterali ed al fonte battesimale. I dipinti sulle pareti rappresentavano rispettivamente Sant’Antonio, Sant’Emidio ed il battesimo di Cristo. Attualmente è stato rinvenuto soltanto quello che era collocato dietro al fonte battesimale (Battesimo di Cristo).Gli altri due affreschi erano in cattivo stato, per cui se ne ordinava il restauro o la sostituzione con un dipinto su tela.
Gli inventari redatti dal 1785 al 1818 descrivono nuovamente i tre altari, quello di S. Emidio accompagnato da una nuova devozione molto sentita a S. Francesco da Paola, la cui effige era contenuta nella stessa immagine del Santo Patrono di Ascoli. L’altare maggiore ospitava una statua di legno dorato raffigurante la Madonna delle Grazie, entro una nicchia dell’abside dipinta e adornata con quattro angeli di legno dorato e con una tendina rossa, che veniva alzata nelle feste della Madonna per esporla alla venerazione. La statua tiene con una mano il Bambinello e con l’altra una rosa, in testa ha una corona di rame argentato; attualmente essa è custodita nel Museo Diocesano.
Le ultime documentazioni
Verso la fine degli anni ’20 del ‘900 il tetto della chiesa risultava assai malridotto essendo puntellato in più punti e con numerose infiltrazioni di acqua piovana. Le stesse murature portanti apparivano nella parte sommitale rigonfie in più parti e dunque nel 1928, su progetto del Geom. Filippo Martini furono eseguiti lavori alla chiesa e all’adiacente canonica dall’impresa Tito Trenta di Venarotta. In quell’occasione le mura vennero demolite di un metro in quanto fradicie e poi di nuovo rialzate ad un’altezza maggiore che in precedenza.
L’ingresso della chiesa venne dotato di tre gradini di accesso e il tetto fu ricostruito con maggiore pendenza e maggiore sporgenza di gronda. Dopo il terremoto del 1972, nel 1974 su progetto del Geom. Silvano Fedeli Bernardini furono eseguiti i lavori di manutenzione straordinaria. Rifacimento della pavimentazione, risarcitura delle murature, ripasso del tetto e, purtroppo, parziale demolizione dell’adiacente canonica. Negli anni 2001, a seguito del terremoto del 1997, vennero eseguiti ulteriori lavori di consolidamento su progetto dell’ing. Mario D’Emidio.
di Simona Massari