Il sonno è un’attività cruciale. Sappiamo infatti che occupa circa un terzo delle nostre vite e senza di esso non potremmo sopravvivere. Infatti, la sua deprivazione ha conseguenze sfavorevoli sulle nostre capacità fisiche e cognitive.
Il sogno, dall’altra parte, costituisce l’attività psichica che si svolge durante il sonno. Il sogno è stato preso in esame dalle neuroscienze a partire dagli anni 50, quando gli studi hanno individuato la suddivisione del sonno in più fasi. Inizialmente è stata la psicoanalisi a incuriosirsene, facendone uno degli strumenti chiave per l’accesso all’inconscio. Nel cosiddetto setting analitico che prevede l’incontro tra due soggetti (ovvero psicoterapeuta e paziente) tutti gli aspetti consci e inconsci risultano fondamentali. Il sogno, in particolare, può svolgere varie funzioni in quest’ambito, ad esempio può portare alla luce sentimenti che rimarrebbero altrimenti inespressi o situazioni di stallo per il paziente. Il sogno in questo senso rappresenta la chiave d’accesso verso il mondo interiore. Permette di far comprendere la relazione che una persona ha con i propri oggetti interni e le relazioni che questi hanno tra loro.
IL SONNO E IL SOGNO TRA LE NEUROSCIENZE E LA PSICOANALISI
Cosa ci dicono invece le neuroscienze sul sogno? Gli studi neuroscientifici si occupano essenzialmente degli eventi fisiologici del sonno, analizzandone le varie fasi. Sono state individuate due fasi: la fase REM, o sonno attivo, che somiglia molto allo stato di veglia e la fase NREM, ovvero non REM o sonno quieto. Quest’ultima è caratterizzata da una debole attività neuronale e una diminuzione dei ritmi fisiologici come la frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Per le neuroscienze il sogno è l’attività cerebrale della fase REM in cui avvengono esperienze allucinatorie e autorappresentative che la persona è in grado di raccontare una volta sveglia. È stato dimostrato che se il risveglio avviene alla fine di un episodio REM, il soggetto è capace di narrare esperienze vivide. Se il risveglio avviene in fase non-Rem, emergono per lo più frammenti di realtà e pensieri non organizzati. I sogni durante la fase NREM risultano anche più poveri di contenuto emotivo, rispetto a quelli nella fase REM.
Se per la psicoanalisi il sogno è fondamentale soprattutto nell’ambito terapeutico, le neuroscienze confermano l’esistenza di una stretta connessione tra i sogni e le nostre vite Questo convalida l’importanza dei sogni sostenuta dall’approccio psicoanalitico. Sembrerebbe che quasi la metà dei sogni che siamo in grado di ricordare è legata ad episodi avvenuti nei giorni precedenti al sogno. Quindi si può ipotizzare che il sogno ci consenta di fare una rielaborazione di ciò che abbiamo vissuto, consentendoci di entrare maggiormente in contatto con essi.
Se per secoli il sogno è stato paragonato ad un’esperienza misteriosa e intangibile. Capace di creare un nesso tra l’essere umano e il trascendentale. Oggi sappiamo che è profondamente legato alla storia affettiva del soggetto e può rivelare di noi molto più che i nostri pensieri più consapevoli.
di Beatrice Moretti