di Cristina Fratini
Quest’anno l’estate sembra aver perso il suo fascino. Di solito con l’arrivo della bella stagione, con le giornate più lunghe, con la fine della scuola, le vacanze e le ferie, le persone manifestano un umore migliore e i pensieri negativi che solitamente affollano la mente umana come vortici che trascinano a sé tutta la persona, si affievoliscono quasi a voler prendersi anche loro una pausa. Quest’anno non è andata affatto così: i telefoni degli psicologi hanno continuato a squillare come nel più cupo degli inverni. Soprattutto quelli di coloro che si occupano di età evolutiva.
Cosa ci dice questo dato? Su quale fronte dobbiamo interrogarci?
I fatti quotidiani che sentiamo narrare negli ultimi giorni e che coinvolgono gli adolescenti ci stanno facendo capire che il disagio adolescenziale sta avanzano fortemente, lasciando fuori solo una piccola minoranza di giovani, che forse in realtà, non sono davvero così indenni.
È vero che ognuno di noi ha la sua storia di vita e le sue strategie di coping, ma l’impatto di tutto ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, dal lockdown di marzo 2020 alla DAD dell’ultimo anno scolastico, è stato traumatico per tutti. Questo virus è stato davvero democratico: non ha lasciato fuori nessuno e la fascia dei più giovani sta facendo venir fuori forse solo adesso il loro disagio, il loro vissuto in merito a tutto ciò. L’epidemia alla quale stiamo andando incontro è forse quella delle patologie psichiche (parole espresse da Emi Bondi, direttrice del dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze dell’Asst Papa Giovanni XXII). Inizialmente, durante la prima ondata, ne hanno risentito gli adulti, sono loro che hanno manifestato difficoltà più accentuate, poi da novembre 2020, con l’incertezza della situazione scolastica, il disagio adolescenziale è aumentato del 30-40%.
Le malattie psichiche nei più giovani
L’età di esordio delle malattie psichiche si è abbassata negli ultimi anni, sempre più persone sotto i 18 anni arrivano al Pronto Soccorso perché ci sono tentativi di suicidio, agitazione psicomotoria, crisi aggressive nei nuclei familiari, disturbi del comportamento alimentari (che creano situazioni a limite anche in soggetti sotto a 10 anni). È vero che è una situazione che si sta aggravando da qualche anno (e anche questo dovrebbe essere, aldilà del Covid, un tema su cui riflettere ampiamente), ma di certo le condizioni sociali che hanno caratterizzato la vita comunitaria da marzo 2020, ha esacerbato questa condizione facendo sì che le richieste d’aiuto psicologico si moltiplichino giorno dopo giorno.
La socializzazione è fondamentale
La socializzazione è ciò che rende l’essere umano tale e il gruppo è ciò che diventa essenziale negli adolescenti. Se togliamo tutto ciò e ci aggiungiamo incertezza del presente, va da sé che non possiamo che stare così. Come adulti che accompagnano i ragazzi nel vivere la vita, dobbiamo esser pronti a cogliere i significati dei sintomi che gli adolescenti inviano, il loro bisogno non accolto che si cela dietro una richiesta espressa in un linguaggio che sembra difficile da decifrare, ma di certo non incomprensibile a coloro che sono vicini a questi giovani.
Naturalmente, tanto prima torneremo alla normalità, tanto prima anche gli adolescenti recupereranno la bellezza delle loro età, dove la vita si infiamma e la creatività esplode.