Ondate di calore, piogge torrenziali, aumento delle temperature. Il clima, in Italia e nel mondo, sta cambiando. Il climatologo e meteorologo Fazzini ci spiega cosa sta succedendo e cosa possiamo fare. Cambiamento climatico, siccità, ondate di calore, piogge torrenziali e nevicate più che abbondanti. Si tratta di un’impressione o veramente il clima, negli ultimi anni, sta cambiando? Quanto questa situazione può incidere nelle nostre vite? E cosa fare per adattarci a questa nuova realtà?
Ne abbiamo parlato con il climatologo, meteorologo e docente universitario Massimiliano Fazzini.
Esiste il cambiamento climatico? Se sì, in cosa consiste?
Diciamo che in questo momento c’è un clima anomalo, che ci viene testimoniato dal fatto che negli ultimi quarant’anni è aumentato di più di un grado, che è tantissimo. Questo è successo anche in altre epoche e lo sappiamo grazie a testimonianze che troviamo nei ghiacci, negli alberi, nelle acque, nelle rocce.
Dagli studi sembrerebbe evidente che stiamo assistendo non tanto ad un aumento in senso assoluto delle temperature, quanto ad un innalzamento molto veloce. Questo è il punto fondamentale. È vero che è stato sempre caldo o sempre freddo, però adesso tutti gli ambienti fisici stanno subendo una modifica velocissima. Stiamo, quindi, vivendo un’anomalia climatica molto importante.
É vero che sta piovendo meno?
No, non è vero che piove o nevica meno, specialmente nel nostro appennino. È cambiato il modo in cui piove o nevica, cioè piove con un 20% in meno di giorni di pioggia e con un 30 % in meno di giorni di neve e, quando piove o nevica, lo fa in maniera molto intensa. Il clima si sta un po’ tropicalizzando.
Adesso si sta parlando molto della siccità: sarà sempre così d’ora in poi?
Il problema è che non piove sull’Italia da quasi due anni, tranne che all’estremo sud dove ha piovuto di più. In un anno e mezzo ha fatto meno pioggia di quanta normalmente ne fa in un anno. E questo periodo di siccità si sta allungando in maniera preoccupante. Potrebbe essere una cosa anomala, quello che noi chiamiamo un outlier statistico, e quindi magari ad ottobre potrebbe ricominciare a piovere come ha sempre fatto. Se invece questo andamento dovesse riproporsi nel corso degli anni, allora comincerebbe ad essere una nuova normalità.
Come affrontare il problema del cambiamento climatico adesso?
Bisogna fare il piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico che è fermo dal 2016. In Italia rispetto all’Europa siamo molto in ritardo e le amministrazioni regionali, provinciali e locali ancora non hanno capito quanto sia importante. È un problema di approccio socio-politico.
A livello locale com’è la situazione?
La nostra Regione è tra quelle messe meglio in Italia. La Regione Marche qualche anno fa ha intercettato dei finanziamenti europei e fatto insieme ai croati un piano di adattamento per 13 città, più sette croate. E Ascoli ha il suo piano d’adattamento ai cambiamenti climatici, fatto molto bene. La finalità del piano di adattamento è prevedere un certo numero di azioni per migliorare i sistemi che sono più in crisi già ora con il clima un po’ cambiato e anche considerando che gli scenari climatici futuri potrebbero peggiorare. Per esempio, ad Ascoli è stato preso in considerazione il problema delle ondate di calore sempre più frequenti: che fare? Più parchi verdi, più punti di raccolta per soggetti anziani con l’aria condizionata… cose semplici, ma efficaci. Altro esempio, il problema degli incendi boschivi. Ascoli arriva a 1100 di quota, c’è molto bosco, partono gli incendi. È stata rinforzata la convenzione con i vigili del fuoco.
A livello personale cosa possiamo fare?
Non sprecare l’acqua. Siamo in deficit idrico eccezionale, in una situazione drammatica, considerando anche che lungo la costa la richiesta è notevole e che facendo 40 gradi le persone si lavano di più.
E poi ridurre la durata della doccia da 5 a 4 minuti, tenere chiuso il rubinetto quando laviamo i denti, tenere il condizionatore a 25 anziché 23, tenere l’inverno il riscaldamento a 19 anziché 21, utilizzare meno l’auto e di più la bicicletta. In questo modo, seppur in minima parte, contribuiamo alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico. Se lo facessero 60 milioni di persone i conti comincerebbero a tornare.
di Stefania Mistichelli