Nel 2020 la Fondazione CARISAP ha finanziato una importante operazione di restauro integrale delle superfici dipinte della Cripta della Cattedrale. L’intervento è stato suggerito dai risultati dei saggi effettuati nel 1993 sulle vele di alcune campate delle navatelle laterali. In quell’occasione sotto diversi strati di intonaco erano emerse frammentarie testimonianze pittoriche risalenti al secolo XV con figure di Apostoli e di Santi. Le operazioni di scalcinatura, condotte in questi anni, hanno fatto emergere su tutte le vele delle campate delle navate laterali affreschi mai testimoniati precedentemente.
I tesori della Cripta
Il primo strato pittorico risalente tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV è caratterizzato dalla diffusa presenza di stelle ad otto punte di diverso colore. Le stelle sono state successivamente coperte da uno strato di intonaco e sovradipinte con figure a mezzo busto di Santi. I sottarchi, invece, sono decorati da elementi geometrici e fitomorfi di grande impatto coloristico e figurativo. Sulla parete sinistra, dietro un muro di tamponamento risalente al 1892, è riemersa una serie di figure di santi e Madonne col Bambino. Le figure ricoprono le lastre di chiusura di due tombe non ancora identificate e confermano come l’intero perimetro interno della cripta fosse originariamente affrescato. Queste coprono un arco temporale che va dalla fine del XIII al XV secolo con diverse fasi esecutive attribuibili a diversi pittori.
Anche se manomessa, questa straordinaria testimonianza artistica, tra pochissimo, verrà restituita nella sua totalità alle originarie funzioni di culto e di devozione e all’interesse degli studiosi. In questa occasione è stata effettuata la pulitura di tutte le colonne, comprese basi e capitelli.
La storia della Cripta
La Cripta fu fatta realizzare nel secolo XI dal Vescovo Bernardo II (1045-1069) per dare degna sepoltura alle spoglie del martire Emidio, primo Vescovo della città. Da quel momento la Cattedrale, già consacrata a Santa Maria Madre di Dio venne condedicata a sant’Emidio. La Cripta venne realizzata in corrispondenza dell’area presbiteriale della primitiva Cattedrale. La costruzione incidette profondamente il terreno fino ad arrivare ad una quota inferiore a quella delle fondamenta degli edifici di epoca romana preesistenti.
Nei secoli è cambiata più volte la posizione del suo accesso, prima ubicato al centro della navata, poi chiuso e sostituito con due accessi laterali. Nel 1704, Giuseppe Giosafatti (1643-1731) realizzò le due scalee laterali addossate ai pilastri che reggono l’arco trionfale. Il Giosafatti, secondo il gusto barocco in voga all’epoca, trasformò radicalmente l’antico assetto romanico della primitiva cripta. Eliminò le colonne in travertino delle quattro navatelle centrali per crearne una sola di maggiore ampiezza. Questa venne sorretta da colonne binate in marmo rosso di Verona con basi e capitelli in bianco di Carrara. Le volte e le pareti nei secoli erano state intonacate e ridipinte dagli esuberanti interventi settecenteschi operati da Don Tommaso Nardini.
I lavori in epoca moderna
Un nuovo intervento fu eseguito nel 1892 durante i lavori di ripristino generale della Cattedrale voluti dal Vescovo Elia Antonio Alberani. I lavori vennero realizzati dopo la sua morte da Bartolomeo Ortolani. I lavori furono condotti dal pittore romano Accademico di San Luca Cesare Mariani che la fece ridipingere. Nel 1954 il Vescovo Ambrogio Squintani nell’area dove è posta la tomba del Santo fece realizzare un importante ciclo musivo su disegno di Pietro Gaudenzi. Il Mariani affidò all’allora famosissimo architetto Giuseppe Sacconi, il progetto di riapertura del varco centrale per accedere alla cripta.Nel 1967 il vescovo Marcello Morgante fece chiudere nuovamente l’accesso centrale e realizzare le due attuali scale appoggiate alle pareti delle navate laterali.
di Michele Picciolo