Al suo primo lungometraggio, Chie Hayakawa riesce a farsi notare tra i registi emergenti dirigendo Plan 75. Una pellicola che trasforma il senso di utilità sociale della cultura giapponese in un incubo moderno. Un passaggio di consegne. La regista mantiene i tratti tipici del cinema nipponico: lunghe pause riflessive ed epifanie della quotidianità mischiate ad un’estetica moderna tipica del nuovo cinema contemporaneo.
In un futuro prossimo, il governo Giapponese vara una legge che permette, su base volontaria, di partecipare al piano assistenziale Plan 75. La misura prevede che tutti gli anziani, che hanno superato i 75 anni di età, possono entrare in clinica per subire un processo di eutanasia assistita in cambio di un corrispettivo di denaro da destinare alla famiglia dei riceventi. Il programma è stato votato per far fronte al sovraffollamento del Giappone dando la possibilità ai giovani di emergere più facilmente a livello lavorativo.
Un preoccupante realismo
Il carattere predominante della pellicola è il meticoloso realismo con cui la regista sviluppa gli eventi. In un mondo del genere cosa succederebbe nella vita di un anziano? Un lento processo di esclusione! Prima l’innalzamento del canone d’affitto in base all’eta, poi l’esclusione dal mondo lavorativo alle persone più anziane. Un processo di esclusione che porta sempre più persone ad accettare il Plan 75. Non è più una questione assistenziale ma una lotta di classe. Chi ha una famiglia alle spalle con diversi fondi risparmiati può scegliere se rimanere in vita. Chi invece è solo in una condizione sociale precaria è destinato a perire.
Plan 75 ci fa pensare
Un film che fa riflettere su diversi temi d’attualità. Il valore della nostra esistenza tra senso civico e attaccamento alla vita. Giusto sacrificarsi per far in modo che i giovani possano trovare spazio più facilmente in società? L’esistenza che diventa sempre più legata a norme aziendali per cui se un pezzo si rompe deve essere sostituito. Plan 75 nasce come piano assistenziale ma diventa ben presto una macchina per favorire la produttività dove le logiche umane si sostituiscono ben presto a quelle del capitalismo.
Il film illustra la storia di alcuni personaggi. Mishi (Chieko Baisho), donna di 78 anni che ha appena perso un lavoro in un albergo e cerca un modo per non far parte del Plan 75. Ma sopratutto indaga la figura di Hayato Hisomura(Himoro Okabe), giovane ragazzo in carriera che decide di lavorare come segretario di Plan 75. Cosa succede quando Hayato incontra suo zio intento a far parte del programma? Dubbi di carattere morale investono il ragazzo e lo spettatore in balia del dubbio tra scelta civica e scelta etica.
Pensieri sparsi sul film
Non lasciatevi ingannare dall’origine orientale della pellicola. Il film penetra nell’intimo al di là delle differenti origini culturali. Un film che angoscia non per le immagini mostrate, nessuna scena cruenta o difficile da digerire, ma per la sensibilità degli argomenti trattati. Una pellicola non adatta a tutta la famiglia ma solo a chi vuole inserirsi in un vertice di riflessioni sul senso della nostra vita in relazione alla società che ci ospita
Un ringraziamento al Cinema Piceno per averci offerto la visione del film.
Foto film: 6.5/10
di Quinto De Angelis