L’intervista a Simone Riccioni, il 2 aprile al Piceno con la “Ballata dei gusci infranti”
Quattro storie dal sisma raccontate dall’attore e produttore marchigiano. “Volevamo raccontare l’energia di un popolo capace di far crescere la speranza in una terra devastata dal terremoto”.
di Stefania Mistichelli
Il prossimo 2 aprile alle 21 al Nuovo Cineteatro Piceno si terrà la proiezione speciale del film “La ballata dei gusci infranti“, titolo che prende spunto dal sisma che nel 2016 ha interessato il centro Italia.
Simone Riccioni, come nasce questo film?
“La ballata dei gusci infranti” nasce dalla voglia di raccontare qualcosa di bello. Durante il lockdown, ho deciso da produttore di cercare una storia che potesse toccare il cuore della gente ed è venuto fuori questo film, con questo titolo molto particolare,perché la mia idea era quella di fare arrivare alla gente la forza delle persone che, pur avvendo vissuto questo momento catastrofico che è stato il terremoto, sono riuscite ad andare avanti e a far crescere un messaggio di speranza in una terra desolata come quella del centro Italia dopo il sisma del 2016.
Nel cast abbiamo attori incredibili: Lina Sastri, Giorgio Colangeli, Caterina Shulha, Samuele Sbrighi, Barbara Enrichi, Paola Lavini e Miloud Mourad Benamara e in questo caso ci sarò anche io. È un film veramente poetico, che parla di noi, del nostro amore per la nostra terra e fa vedere dei territori davvero magici delle Marche.
Il film è girato interamente nella nostra regione?
Sì, interamente. Abbiamo girato a Elcito, che è il “Tibet” delle Marche, Canfaito che è la faggeta più antica d’Europa, sul lago di Fiastro Fiastra, a Apiro, San Ginesio, Fano, Amandola, Pioraco, Arquata del Tronto, Macerata quindi diciamo che abbiamo toccato il cratere del sisma ma luoghi dalla grande bellezza paesaggistica, che la fa da padrone del film.
Sul set, qual è il rapporto con questi attori di così lunga esperienza?
Per quanto mi riguarda Giorgio (Colangeli, ndr) è uno zio acquisito, ho una grandissima stima nei suoi confronti, sia professionale sia umana; è uno di quegli attori che fanno bene al cinema e al teatro italiano, perchè ha un talento incredibile e ed è umanamente una persona eccezionale.
Lina Sastri è un’attrice eccelsa, è un grandissimo talento. Il fatto che un’attrice della sua caratura venga a fare un film “piccino” come il nostro, è veramente una grande emozione.
È bellissimo potersi confrontare e mettersi all’opera con attori di questo calibro.
Come gestisci il tuo doppio ruolo di produttore e di attore?
Ti rispondo semplicemente: con tanta ansia! Unire la recitazione con l’organizzazione è la parte più difficile, anche perché sono molto preciso nel lavoro. Per esempio, alle presentazioni mi capita che ci siano degli ospiti e io vorrei accoglierli, e non fare solo l’attore, oppure quando sono sul set tenere tutto sotto controllo per riuscire a non sforare i conti, perché nei film piccoli come i miei sforare di venti-trentamila euro vuol dire far fallire la società di produzione.
Prima, quando ero un po’ più giovane, volevo solo recitare, poi ho capito quanto fosse bello raccontare storie e che avrei potuto raccontarle unendo questi due mondi. Strada facendo, ho capito che la produzione è anche tanto altro. Adesso sono felice di essere arrivato al quarto film che produco, quest’ultimo totalmente da noi. Abbiamo una collaborazione con Muvlab che ha portato le attrezzature, ma per il resto – produzione e distribuzione – è tutto Linfa. È una grande emozione tornare al cinema con un film totalmente mio.
Quanto è difficile in questo periodo per un produttore lanciare un film?
È veramente un azzardo uscire al cinema in questo momento storico, però sono dell’idea che la magia del cinema a casa non ce l’hai, che quella bellezza di poter mangiare un pop-corn davanti ad uno schermo di 20 metri insieme agli amici non ha prezzo. È quello che è capitato a me quando tornato dall’Africa (sono nato lì da genitori missionari): ho visto il primo film al cinema a 7-8 anni e la sala della comunità mi ha fatto innamorare di questa magia chiamata cinema. È dura, perchè è molto più facile per noi produttori uscire in televisione o in streaming e il guadagno è certo, però secondo me quella magia lì ce la saremmo persa. Quindi, ho voluto sostenere il cinema e gli esercenti a livello produttoivo portando dei prodotti di qualità e a livello organizzativo perché mi fa piacere essere lì con il pubblico a presentare il film.