Scritto in perfetto stile giapponese “Finchè il caffè è caldo” è un romanzo molto interessante con una morale buddista.
Lo stile giapponese
Gli autori giapponesi hanno un vero talento nel raccontare le storie attraverso i dettagli, nel tessere storie meravigliose intorno al quotidiano. Anche Toshikazu Kawaguchi è riuscito a costruire una trama straordinaria partendo da un luogo ordinario come una caffetteria. Le descrizioni sono così abilmente distribuite da dare l’impressione di essere seduti a uno di quei tavolini, e da rendere tangibile la sensazione claustrofobica che emana il locale.
La caffetteria
Siamo in una caffetteria centenaria, creata in una sorta di seminterrato, senza finestre e con tre orologi che portano ognuno un’ora differente e creano subito un effetto straniante. Qui c’è un tavolino la cui sedia ha un dono: chi si siede lì ha la possibilità di tornare in un momento ben preciso del passato.
Le cinque regole
Questo rito è propedeutico all’inizio di un viaggio a ritroso nel tempo, seduti su uno sgabello di un angusto bar di Tokyo. I personaggi per tornare indietro nel tempo però devono rispettare cinque regole descritte dalla cameriera Kazu:
– solo una sedia permette di tornare indietro nel tempo ed è occupata da uno spettro
– bere il caffè finché è caldo per non incorrere in un grave incidente di percorso
– non alzarsi dalla sedia durante il viaggio, per nessuna ragione
– non si potrà cambiare il corso degli eventi successivi
– si può incontrare solo qualcuno che si è visto in quella locanda.
Il viaggio nel tempo
Difficile rispettare tutti i requisiti, infatti, molti ci hanno rinunciato ed il mito della caffetteria che fa viaggiare nel tempo non ha avuto molta eco. Eppure, nel racconto, scopriamo persone che hanno insistito, evidentemente queste regole non sono un ostacolo per i protagonisti delle quattro storie che decidono, comunque, di intraprendere il viaggio nel tempo per poter parlare un’ultima volta con una persona del passato o del futuro. Viaggio della durata di un caffè, che scende fumante dal beccuccio di una caffettiera d’argento in una tazza bianca. E così Fumiko vuole incontrare un’altra volta il suo compagno ormai partito all’estero, Kotake vuole tornare a parlare con suo marito che per colpa dell’Alzheimer ha perso i ricordi, Hirai invece vuole salutare sua sorella morta in un incidente stradale, Kei contrariamente alle altre storie, vuole andare nel futuro per vedere sua figlia, a causa di una gravidanza a rischio.
La tazza fumante
Vite e calore umano si intrecciano, e gli avventori hanno tutti un conto in sospeso con il tempo. Le “passeggiate nel tempo” di Kawaguchi, che partono sempre dallo stesso tavolo e che vedono come mezzo di trasporto una tazza di caffè fumante (che funge anche da “clessidra”), abbattono gli stereotipi di questo genere narrativo, perché non puntano a cambiare la situazione ma piuttosto a farne cambiare la percezione, a coltivare nuove consapevolezze: in poche parole questi viaggi non cambiano i fatti (o le scelte delle altre persone) ma i protagonisti cambiano sé stessi, ribaltando quindi il paradigma.
Così, benché il viaggio nel tempo non cambierà il presente, ognuno di loro metterà pace all’anima, propria o altrui, vivendo un momento determinante del passato.
Carpe Diem
Il sistema del viaggio temporale conserva un’affascinante patina di realismo magico- e l’atmosfera, dà alla storia un tono favolistico e quasi surreale: si ha l’impressione che chi entra nel locale venga catapultato in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Non si esce infatti mai da questo luogo incantato, si attraversa la storia seguendo la linea della dimensione del tempo e non dello spazio e Toshikazu Kawaguchi con mano delicata, descrive in termini “soffici”, sentimenti profondissimi. Il messaggio è proprio questo: cambiare il presente è secondario rispetto al viaggio nel tempo. Il focus si sposta così sul ragionare su come il nostro atteggiamento può cambiare il futuro grazie ai momenti in cui viviamo appieno la vita e la morale di “Finché il caffè è caldo” è in fondo una sorta di “carpe diem”.
La vita presa sorso dopo sorso
Proprio come una tazza di caffè la vita, deve essere gustata sorso dopo sorso, assaporandola finché è calda. Dobbiamo riempirci di noi stessi e dei nostri sogni e non dobbiamo trascurare le cose più importanti, i valori che ci tengono vivi. Kawaguchi raccomanda che il suo lettore non corregga gli errori passati, perché ormai non si può più modificare un comportamento, ma che impari da essi. Per l’autore è necessario che si cerchi di capire e di abbracciare i vecchi errori, affinché si possa vivere un presente e\o futuro con un atteggiamento diverso e senza rimorsi e rimpianti. Inoltre bisogna dare importanza ad ogni momento, senza vivere nella paura di fare e\o modificare l’equilibrio che comporta una vita monotona e piatta.
Bisogna avere il coraggio di esporsi, di rischiare, di parlare e soprattutto di mettere da parte l’orgoglio. La lettura del romanzo è piacevole, fluida e scorrevole, caratterizzata dalla scrittura tipica degli autori giapponesi che infonde sempre una sorta di tranquillità, una pace interiore che permette di rilassarsi per qualche ora. Plauso alla copertina, dai colori pastello e tenui, che richiama il paese d’origine dello scrittore,che infonde curiosità, una punta di dolcezza e quella calma che solo un tavolino di un bar e un buon caffè sanno trasmettere.
L’autore
Toshikazu Kawaguchi è uno sceneggiatore e regista. L’autore è nato in Giappone, a Osaka, nel 1971. Finché il caffè è caldo è stato il primo romanzo di questo autore e ha vinto il Suginami Drama Festival. Il romanzo ha venduto più di un milione di copie in Giappone e 100.000 in Italia.
Nel 2018 dal libro è stato tratto un film giapponese omonimo, diretto da Ayuko Tsukahara. La storia di Finché il caffè è caldo ha un seguito nel secondo romanzo di Toshikazu Kawaguchi, dal titolo “Basta un caffè per essere felici”.
Titolo: Finché il caffè è caldo
Autore: Toshikazu Kawaguchi
Casa Editrice: Garzanti (12 marzo 2020)
Numero pagine: 177
Prezzo copertina: 16 €