Di recente è tornata all’attenzione la grande Croce di ferro dalla breve vita, realizzata ai primi del ‘900 sulla cima del Vettore. Se ne è occupato dapprima il bravo studioso del ferro battuto Stefano Pontani che nella sua ricca pagina facebook “ScomeStefano Pontani” ha pubblicato diversi documenti sul monumento. Poi si è sviluppata una ricerca in ambito CAI sulle croci di vetta sopra i 2000 m negli Appennini. Infine, nell’ultimo numero di febbraio della rivista CAI Montagne360, è comparso un articolo dal titolo “Il Giubileo del 1900 e le montagne”.

I monumenti al redentore

Iniziamo da quest’ultimo, perché spiega la genesi di alcuni monumenti in cima alle montagne italiane. In occasione del Giubileo 1900 il comitato per le celebrazioni promosse la realizzazione di venti monumenti al Redentore. Queste dovevano ergersi su altrettante cime italiane, tante quanti erano i secoli dalla nascita di Cristo. Le opere furono costruite tramite sottoscrizioni popolari e con sforzi non indifferenti. Vista la loro collocazione in quota molte di loro andarono in rovina a causa di fulmini e raffiche di vento. Alcune però, dopo 120 anni, sono ancora in piedi a ricordarci l’evento. Citiamo la statua di Cristo in bronzo sul Mombarone (Piemonte-Val d’Aosta.), ricostruita nel 1991, la statua di Cristo Redentore in ghisa del Monte Altino (Lazio.), la statua bronzea del Cristo sul monte Saccarello (Liguria.), la Croce sul Monte Catria (Marche.), ricostruita nel 1963.

Tra i monumenti caduti c’è la Croce del Vettore la cui realizzazione è testimoniata dal periodico: Il Bollettino Piceno. Il primo numero è del 15 maggio 1900 e nasce come “Monumento al Cristo Redentore sui Monti Sibillini. Bollettino bimensile organo del Comitato ascolano per l’Omaggio al Divin Redentore”. L’anno successivo prende il nome di Bollettino Piceno. Modifica il nome in “Comitato Ascolano pel Monumento al Redentore sul Monte Vettore.”, così da individuare con precisione il luogo dei Sibillini scelto per la collocazione.

Appare la grande Croce

Nel numero del 15 aprile 1902 compare finalmente il disegno della Croce, con tanto di appello per la raccolta delle offerte. Il progetto fu redatto gratuitamente dall’ingegnere comunale Enrico Cesari. La Croce era alta 19 metri, compresi i 5 del basamento in muratura che conteneva una cappella. Il  peso complessivo di ferro era di circa 80 quintali. Il fabbro ascolano Vincenzo Ceci sezionò la Croce e la predispose per essere bullonata sul posto, così da renderla facilmente trasportabile. L’elevata somma raccolta, circa 45 mila lire, permise l’avvio dei lavori, avvenuti nei mesi estivi del1902 e la conclusione avvenuta a fine settembre.

Erano passati pochi giorni e, a causa dei forti venti, il 12 ottobre il traliccio della croce cadde a terra in un unico pezzo. Nonostante le polemiche, anche politiche di parte anticlericale, il Comitato non si perse d’animo e nel 1903 iniziò una nuova raccolta di fondi.  La raccolta fondi e il contributo di 15 diocesi del Centro d’Italia permise di rimettere al suo posto la Croce. Il ripristino del monumento non portò gli effetti sperati, perché la Croce, contorta dai venti, cadde di nuovo nel 1917. Un esito più favorevole di tutto ciò è stato che, terminato il compito per il quale era stato creato, il Bollettino continuò ad essere pubblicato come “Organo del Comitato per le feste centenarie di S. Emidio” fino alla nascita nel 1904 de “Il Corriere d’Ascoli”, supplemento settimanale del Bollettino. Si arriva così alla fine del 1908, quando con l’anno nuovo, il 2 gennaio 1909 il Corriere viene sostituito da “Vita Picena Periodico di Ascoli Piceno”. Ricordati i prodromi del nostro giornale, non resta che sottolineare come il suo legame con la montagna continui ancora oggi.

di Franco Laganà