Intervista a Ercole Velenosi.
I primi quarant’anni di un’azienda vitivinicola che affonda le sue radici sulla terra picena. E nel futuro, c’è anche l’oliva tenera.
L’azienda compie quarant’anni, ma affonda le sue radici molto più lontano.
Sì, questo era il sogno di mio padre. È lui che ha investito i risparmi del supermercato nella terra, nell’agricoltura. Senza di lui, l’azienda non sarebbe nata. Formalmente l’azienda vitivinicola, la cantina, è nata nell’82.
Qual è la chiave per stare al passo con i mercati e con la società che evolve e cambia?
Dopo la nascita dell’azienda agricola, nel 2005 è stata creata la Velenosi Vini srl, la commerciale, con l’ingresso di un socio amministratore. La crescita dell’azienda è stata, quindi, graduale, grazie a persone come Angela Piotti, che si occupa del commerciale e del marketing. Una scelta vincente è stata investire molto nella ricerca di partnership e di importatori esteri; il mercato estero ci ha dato un grande impulso. Poi, il presupposto è sempre l’alta qualità dei vini: se vendi vini di alta qualità al giusto prezzo, hai trovato il format vincente. Ovviamente poi lavoriamo anche sul packaging. Come dire, il successo di un’azienda è fatto da diversi fattori, però certamente Angela con le sue capacità ha dato un impulso importante.
Quanto incide il mercato estero sul vostro fatturato?
Incide per un buon 60 per cento. Inoltre, la diversificazione del mercato ci ha protetto anche durante la pandemia, quando fortunatamente non abbiamo registrato battute d’arresto. Il nostro fatturato è sempre cresciuto anno dopo anno.
Ha dichiarato anche di voler fatto la scelta della conversione al biologico, il prossimo anno.
Sì. Abbiamo già del biologico, ma dovendo rinnovare i vigneti che piantò mio padre dal ’75 in poi, ho pensato fosse giusto ripartire totalmente al biologico. Sarà un percorso lungo almeno tre anni, partendo già dai vigneti nuovi sarà più semplice.
Come mai questa scelta, è la risposta ad una richiesta del mercato?
Non proprio. Certo, c’è una parte del mercato che fa questa richiesta, però è una scelta mia personale, perché credo che dobbiamo credere anche nell’importanza di migliorare l’ambiente e di fare scelte sostenibili.
Parliamo del futuro dell’azienda, le nuove generazioni?
Certo, abbiamo due figli, Matteo e Marianna, in ordine di età. Hanno ruoli diversi e che si completano. Mio figlio è enologo e attualmente si occupa della qualità dei vini, in particolare della barricaia. Tre anni fa abbiamo investito in una barricaia nuova, dove ci sono oltre mille barrique, dove vengono affinati tutti i nostri vini più importanti. Marianna è laureata alla Bocconi in marketing e quindi segue le orme della madre. Entrambi, però, prima di rientrare, hanno fatto esperienze fuori: Marianna all’estero e Matteo in un centro di ricerca enologico a Turi, in provincia di Bari. È giusto, infatti, che i giovani si fortifichino con delle esperienze esterne.
A proposito di giovani, avete deciso di celebrare la ricorrenza dei quarant’anni dell’azienda con una borsa di studio in favore degli studenti dell’istituto Ulpiani.
Mi sembrava giusto per onorare la figura di mio padre, che oltre che un grande imprenditore è stata anche una persona di grande spessore morale, abbiamo una scuola agraria storica ed eccellente, mi sembrava naturale creare una borsa di studio per una ragazza o un ragazzo che si fosse distinto nel campo enologico.
Tra i progetti per il futuro, c’è quello di allargare la produzione con l’olio di oliva tenera.
Esatto. Le eccellenze del territorio marchigiano, ma soprattutto ascolano, si collocano nel comparto agricolo, di conseguenza vino e olio. Quindi, oltre al settore vinicolo, nel quale siamo affermati, avevamo trascurato l’altra componente, quella dell’oliva tenera ascolana, da cui si ricava un olio di grande pregio, molto leggero, digeribili e delicato. Ci è sembrato che valesse la pena approfondire questo discorso.
di Stefania Mistichelli