Tutti conoscono il lago di Pilato, per la sua particolare posizione a quasi 2000 metri di quota, per la presenza del chirocefalo del Marchesoni e per le tante leggende ad esso legate. C’è però un secondo lago nelle vicinanze che si forma a primavera con lo scioglimento delle nevi e che poi scompare con l’arrivo dell’estate. Parliamo del lago di Palazzo Borghese.
Le strade verso Il lago di Palazzo Borghese. La strada Imperiale
Ne parlo, perché mi sono accorto che da un po’ di tempo è diventato meta di escursione, per una sorta di attrazione dovuta a qualcosa di bello, ma di durata breve. Il lago si trova sotto Sasso Borghese a quota 1700 m e può essere raggiunto solo a piedi da Foce o da Castelluccio. Il percorso più utilizzato è la Strada Imperiale che rappresenta storicamente uno dei principali collegamenti viari tra i due versanti dei Sibillini. Da Foce si prende il sentiero che sale per la valle del fosso Zappacenere per poi tagliare il versante sud del Monte Porche e lasciarlo per scendere nel sottostante lago. Sull’altro versante, sotto Castelluccio inizia il sentiero che attraversa i Colli Alti e Bassi fino a Capanna Ghezzi. In questo punto s’incontra il sentiero proveniente dalla fonte S. Lorenzo, per poi tagliare le pendici del Monte Argentella.
Dalla fonte della Lumenta
Oltre alla Strada Imperiale si possono utilizzare altri percorsi, come quello che sale dalla fonte della Lumenta. In questo caso bisogna attraversare il Pian Perduto e raggiungere la piccola chiesa della Madonna della Cona. La chiesa è stata riaperta lo scorso anno dopo i restauri post sisma promossi da diverse sezioni CAI marchigiane. Sulla destra c’è la strada, sistemata, ma ancora ufficialmente chiusa, che raggiunge il piccolo comprensorio sciistico di Monte Prata, ancora inattivo. Dal parcheggio del rifugio La Baita una panoramica brecciata sopra il piano di San Lorenzo raggiunge dopo 2,5 km la fonte della Iumenta (1795 m). Da qui il sentiero sale ripido verso Palazzo Borghese, al cospetto della grande faglia che in periodo giurassico portò al sollevamento del calcare massiccio che in questo punto sovrasta le formazioni di corniola e di maiolica. Raggiunta la cresta, si può decidere di salire con un piccolo sforzo al Monte Porche (2233 m) per ammirare un paesaggio mozzafiato. Esso va dalla Cima Redentore al Pian Grande sul quale svetta Castelluccio, dalla sottostante valle di Castel S. Angelo sul Nera al Monte Bove Sud, dalla cresta di Cima Vallelunga fino alla Sibilla e, dulcis un fundo, al laghetto sotto Sasso Borghese.
Paesaggi e flora da sogno
Dopo aver osservato la spettacolare parete a strati del calcare massiccio di Sasso Borghese e la successione di depressioni carsiche costellate di doline, per vedere più da vicino il lago è necessario scendere e risalire per 400 metri di dislivello che vanno a sommarsi ai 500 necessari per salire in cresta dal parcheggio di Monte Prata. La conca presenta la tipica morfologia del circo di origine glaciale con i detriti di corniola che scendono fino alla conca del lago. Anche questo piccolo specchio d’acqua ha il suo crostaceo endemico che vive solo lì: è il chirocefalo della Sibilla. Esso è di colore più chiaro rispetto al Marchesoni. Altro aspetto importante dell’area oltre il geologico è quello floristico: ci sono addirittura specie di origine artico alpina come il mirtillo e le stelle alpine o, meglio, appenniniche. Nel periodo primaverile sono già comparsi l’erodio, il croco, la cinoglossa, la viola e l’iberide e, con le altre che seguiranno i Sibillini paiono un vero e proprio giardino. Nel ‘400 Antoine de la Sale lo definì il “Paradiso della regina Sibilla”. di Franco Laganà
A conclusione, perché non fermarsi a Castelluccio per assaggiare il panino allo scarafischio? Il ripieno è una salsiccia aromatizzata da ginepro ed accompagnata da cime di rapa. Come mi ha suggerito il Mecozzi, lo scarafischio è annotato nel poema della Battaglia del Pian Perduto come un vinello leggero, acquaticcio, ma vi assicuro che il panino è tutt’altra cosa.
di Franco Laganà