LA MADONNA DEL CLERO E LA MADONNA DEL CAPITOLO
di Michele Picciolo Direttore Scientifico della Pinacoteca Vescovile
Le due icone bizantine che si venerano in Ascoli, una detta “Madonna del Clero” e l’altra “Madonna del Capitolo”, erano state regalate alla sua città natale, insieme ad altri preziosi doni (il Piviale attualmente conservato nella Pinacoteca Civica, il Calice e la Croce conservati nella Pinacoteca Vescovile e molto altro), da Girolamo Massio da Lisciano salito al Soglio Pontificio (1288-1292) col nome di Nicolò IV. Precedentemente era stato Ministro Generale dell’Ordine dei Minori su incarico di San Bonaventura, Cardinale Prete di Santa Pudenziana, Cardinale Vescovo di Palestina e poi Apocrisario (1272-74) presso l’Imperatore bizantino Michele VIII Paleologo per conto del Pontefice Gregorio X.
Nicolò IV
Primo Papa francescano, durante il suo pontificato commissionò importanti restauri e realizzazioni artistiche di ampio respiro per le Basiliche di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni in Laterano. Inoltre avviò i lavori di costruzione del Duomo di Orvieto e i primi cicli decorativi della Basilica di San Francesco ad Assisi che omaggiò poi con numerosi e preziosi doni. Attraverso il suo impegno diplomatico e apostolico e la sua mediazione culturale con l’Oriente favorì l’affermazione del recupero del gusto classico e bizantino. Grazie anche alla massiccia importazione e donazione al suo Ordine di raffinati prodotti provenienti da Costantinopoli, che si manifestò influenzando artisti come Arnolfo di Cambio, Jacopo Torriti e Pietro Cavallini che da lui ebbero importanti incarichi.
La “Madonna del Clero”
L’Icona detta “Madonna del Clero” veniva conservata nel piccolo oratorio attiguo alla chiesa di San Venanzio da dove nel 1646 venne trasferita nella piccola chiesa dedicata a Santa Caterina. Questa sorgeva di fronte a quella di Sant’Agostino, dove infatti viene descritta “una Chona con vintequattro Imagine d’argento, cioè fra Cori, oghi ed Imagine”. Qui rimase fino al 1925 quando, demolita la chiesa, si trasferì la piccola, ma veneratissima immagine, nella chiesa di Santa Maria della Carità dove rimase fino al 1958.
Un po’ di storia
Questa immagine veniva inizialmente portata in processione ogni Venerdì. Poi, per volontà del Vescovo Pietro Aragona, ogni Mercoledì perché giorno di mercato, quindi con maggiore partecipazione di fedeli. Inoltre faceva sosta per otto giorni, a cominciare dalla settimana dopo Pasqua fino alla conclusione del giro, nelle chiese parrocchiali di Santa Maria Intervineas, Sant’Anastasio, San Pietro in Castello, San Giacomo, San Leonardo, Sant’Andrea, Santa Croce, San Tommaso, San Giuliano, San Vittore, Sant’Angelo piccolo, Santo Spirito delle Donne, Santa Maria delle Vergini e San Cristoforo e per questo motivo oltre che “Madonna del Clero” venne denominata “Madonna del Giro”.
La descrizione di Ignazio Ciannavei
Descrivendo l’Icona della “Madonna del Clero” Ignazio Ciannavei nel suo “Compendio di Memorie Istoriche…” pubblicato nel 1797 scriveva: “Si venerò nei secoli più vetusti e si conservò dal detto Clero una picciola sì, ma religiosissima Imagine di Maria, dipinta da Devota benchè rozza antica mano in tavola dell’altezza circa un palmo e mezzo e di giusta corrispondente larghezza, in atto di stringere alla sinistra il Pargoletto Gesù, coronata di Stelle sul capo, il tutto ristretto nel solo Busto. L’antichità di tal sacra Imagine supera ogni memoria ed ancora la diligenza dei più vetusti scrittori, così che fu tradizione e certa credenza presso il Clero che fosse dipinta da San Luca, mandata in dono dal pontefice Nicolò IV alla nostra Città e da questa data e consegnata ai Parrochi e Clero di Ascoli…”.
La “Madonna del Capitolo”
La cosiddetta “Madonna del Capitolo” era invece custodita in Cattedrale dove veniva esposta alla venerazione dei fedeli dalla prima domenica di Maggio all’otto Settembre, festa della natività della Madre del Signore già nel calendario bizantino. A sostegno dell’identità e del titolo di appartenenza delle due diverse immagini il Ciannavei osservava che “se mancano pubbliche autentiche scritture non mancano però congetture per validare la tradizione, poiché la grandezza della tavola, i delineamenti, il colorito ed altro che accompagnano questa effigie del Clero, mostrano una antichità corrispondente e contemporanea a quella della Cattedrale”.
Un po’ di storia
L’icona della “Madonna del Clero” andò distrutta non sappiamo né quando né se a causa di un incendio o di altro evento e fu sostituita dalla tavola dipinta da Pietro Alamanno che ne ricordava l’iconografia, conosciamo invece con certezza il destino dell’icona della “Madonna del Capitolo” poiché testimoniata da documenti conservati nell’Archivio Diocesano e descritta nel 1898 dal Canonico Don Pietro Capponi nelle sue “Memorie Storiche della Chiesa Ascolana e dei Vescovi che la governarono”.
Pietro Alamanno
La questione riguardante le due diverse immagini della Vergine col Bambino ancora oggi risulta difficile da definire, ma è pur vero che i dipinti che sostituirono sia la “Madonna del Clero” che la “Madonna del Capitolo” sono attribuibili a Pietro Alamanno, pittore austriaco (Gottweih, noto dal 1475 al 1498) molto attivo in città e allievo del più famoso Carlo Crivelli, che dipinse entrambe le tavole verso la fine degli anni ottanta del secolo XV.
La “Madonna detta del Clero o del Giro” è individuabile dall’iscrizione resa di nuovo leggibile dal recente restauro incisa sulla sottile cornice in ottone dorato che recita: EMIDIO…CAUCCI SC MARIA DE CLERO ORA PRO NOBIS AD 1776 PIETRO BRACCHI realizzata dallo stesso orafo Bracchi al quale è attribuita l’importante cornice d’argento che decora il tronetto ancora oggi utilizzato per la processione.
Il secondo dipinto dell’Alamanno che sostituì l’Icona del Capitolo, persa nell’incendio del 1853, si individua invece nella tavola che il Vescovo Zelli Jacobuzi avrebbe acquistato dalla Chiesa di Santa Maria Intervineas e collocato nel transetto destro della Cattedrale come descritto da Luigi Serra nell’Inventario del 1936 e che il Vescovo Marcello Morgante collocò nella Cappella dell’Episcopio. La tavola cuspidata, ricavata da un’opera di più ampie dimensioni, come si evince dal netto taglio che interessa la parte superiore dell’aureola, misura cm. 50×35 e rappresenta la Vergine con il Bambino che indossa una tunica e regge il globo sormontato dalla croce. Anche quest’opera è stata restaurata recentemente e sono riemersi i colori originali e molti raffinati particolari. In questo caso si è preferito lasciare gli apparati decorativi e le corone aggiunte successivamente in quanto la superficie pittorica è risultata particolarmente compromessa.
Entrambe le opere sono ora conservate nella nuova Pinacoteca Vescovile nella Sala dedicata a Crivelli e ai Crivelleschi.