Dopo due anni di delicatissimi lavori di restauro condotti dalla restauratrice Rossana Allegri supportata dalle indagini diagnostiche effettuate dalla Ditta A.r.t. & Co e dal restauratore del legno Ciro Castelli, il 15 Dicembre ,é tornato “a casa” il maestoso polittico del 1473 di Carlo Crivelli. Presente, durante la cerimonia, avvenuta nella Cappella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Ascoli, il Sacerdote della Cattedrale, Don Luigi Nardi.

Un restauro imponente

Per salvaguardare l’opera dall’azione demolitrice degli insetti xilofagi si è reso necessario l’intervento restauratore. Il polittico è stato diviso nelle sue parti principali, predella, registro centrale, cimasa e parte superiore della cornice per favorire l’opera di conservazione. Per permettere una visione più ravvicinata, una corretta e costante manutenzione e impedire i danni causati dall’umidità, il polittico verrà montato su una struttura metallica costituita da tre telai sovrapposti. 

I pannelli sono a un metro di distanza dalla parete progettata dell’Architetto Di Flavio, che grazie all’illuminazione, crea un effetto prospettico ammaliante. Sul lato destro dell’altare è posizionato il pregevole tabernacolo disegnato nel 1573 da Giorgio Vasari. Il restauro, di quest’ultimo, è stato realizzato anch’esso nel 2021da Rino Angelini ed è stato finanziato dalla Sezione ascolana di Italia Nostra.

Altri lavori di adeguamento e miglioramento riguarderanno nel prossimo futuro la Cappella del SS. Sacramento. Nel 1891 avvenne il primo restauro del polittico da Luigi Bartolucci, in occasione della conclusione degli affreschi della Cattedrale ad opera del pittore Cesare Mariani. Nel 1915 ci fu un secondo intervento di pulitura dal pittore e restauratore Gualtiero De Bacci Venuti. 

OPUS KAROLI CRIVELLI VENETI-1473

Si legge sul gradino dove poggia il trono su cui siede la Vergine Maria col Bambino, al centro del polittico. Il critico d’arte Roberto Longhi nel 1961 lo definì “fra le più alte espressioni del secolo che riconfermano il Crivelli come il pittore di più alta fantasia accanto al giovane Giovanni Bellini”. La monumentale opera è composta da 25 figure distribuite su tre registri di diversa altezza. Le figure sono inserite in 21 scomparti delimitati da una ricca cornice in legno scolpito e dorato di gusto tardo gotico coronata da cuspidi e lunette a raggiera traforate. Nello scomparto centrale del registro mediano è rappresentata la Vergine Maria con il Bambino affiancata dai santi Pietro, Giovanni Battista, Emidio e Paolo.

Al centro del registro superiore in cui il pathos e forti valori espressivi traducono i diversi gradi umani del dolore è dipinto il Compianto. Qui il Cristo emerge dal sepolcro affiancato dalla Maddalena in afflitta contemplazione della piaga  della mano, da Maria segnata dal dolore in un’espressione tragica che unisce il suo volto a quello del figlio e da un san Giovanni accorato e partecipe, con i volti rigati da lacrime fortemente realistiche.

Le rappresentazioni simboliche

Sugli scomparti laterali sono dipinte le figure a tre quarti dei santi Gerolamo, Caterina d’Alessandria, Giorgio e Orsola, questi ultimi recanti in mano steli di giglio, simbolo di purezza. Al centro della predella è rappresentato il Salvatore affiancato da dieci Apostoli. Il messaggio evangelico implicito, probabilmente suggerito dal vescovo umanista Prospero Caffarelli (1464-1500) che aveva commissionato l’opera nel 1472, si svolge in verticale e partendo dal Bambino Gesù che regge nelle sue piccole mani la mela, simbolo del peccato originale, passa al sacrificio e alla morte del Cristo  rappresentato con straordinario verismo sulla cimasa, fino alla resurrezione a cui allude, al centro della predella, la figura del Salvatore che regge nella mano destra la sphaera mundi. 

Chi era Carlo Crivelli?

Carlo Crivelli nacque a Venezia intorno agli anni trenta del XV secolo. Si formò artisticamente nella città lagunare dove il padre Jacopo esercitava il mestiere di pittore. Molto legato ai modi espressivi di Jacopo Bellini e dei Vivarini, Carlo verso la metà del quattrocento si trasferì a Padova. Qui frequentò la bottega del pittore-manager e creativo Francesco Squarcione, lavorando al fianco di artisti quali Giorgio Chulinovic e Andrea Mantegna.

Nel 1457 per essere stato scoperto in stato di concubinaggio con Tarzia, moglie di un marinaio, fu condannato a sei mesi di carcere, alla multa di duecento lire e all’esilio. Successivamente si trasferì a Zara in Dalmazia, dove lavorò per qualche tempo insieme all’amico Giorgio detto lo Schiavone. Nel 1468 lo troviamo nelle Marche, a Massa Fermana dove realizza un polittico per la chiesa di San Silvestro. Nel 1469 si trasferì definitivamente in Ascoli e nel 1480 sposò Iolanda dalla quale ebbe due figlie, Pazienza e Diana.

Per la raffinata eleganza del suo stile venne apprezzato sia dalle gerarchie ecclesiastiche che dai conventuali francescani e domenicani. Tra le tante attualmente sparse per il mondo nel 1473 realizzò il polittico per la Cattedrale di Ascoli (cm.364×280), unica opera rimasta integra della sua collocazione originaria. Il pittore morì in luogo imprecisato verosimilmente tra il 1494 e il 1495. Nel 1986 lo Storico dell’Arte Pietro Zampetti scriveva. “Il silenzio sceso sull’artista per secoli, ha contribuito, assieme ad una pittura del tutto solitaria ed univoca, a rendere quasi irraggiungibile la vicenda umana di questo artista, la cui umanità, che non appare serena, può essere intuita solo attraverso la lettura e l’interpretazione dei suoi testi pittorici”.

di Michele Picciolo