In collaborazione con Amnesty International, Amnesty Ancona, RiVolti ai Balcani arriva nelle sale delle Marche il film “Trieste è bella di Notte” e in particolare Al Nuovo Cineteatro Piceno, sabato 25 marzo alle 21.15 anche in collaborazione con On the Road Società Cooperativa Sociale.
Con l’introduzione prezioso di Paolo Pignocchi (delegato Amnesty) e li approfondimenti degli attivisti di On the Road Società Cooperativa Sociale ci aspetta una serata che come mai in questi tempi ne abbiamo bisogno.
Il confine tra Italia e Slovenia
Il film mostra senza alcun filtro e con le sole parole delle persone che hanno cercato di attraversare il confine tra Italia e Slovenia, le difficoltà, le violenze e le conseguenze affrontate quali conseguenze delle politiche e azioni restrittive perpetrate illegittimamente dall’Unione europea e, soprattutto, dall’Italia. Di contrasto alla voce dei migranti e dei richiedenti asilo è quella del governo italiano che, pur a conoscenza delle violenze e delle condizioni degli “Stati-campo” lungo la rotta balcanica, rivendica, senza remore, la pratica delle riammissioni informali e dei respingimenti.
L’inizio di un incubo
«La cosa peggiore è stato il respingimento. Il giorno del respingimento è stato terribile per me. È stato un giorno infernale», racconta un ragazzo. E i continui respingimenti, anche a “catena” costringono le persone a tentare di vincere il “game” anche più di 50 volte nel corso di pochi anni, con la speranza di raggiungere il confine. Il confine tra Italia e Slovenia è sulle colline, sopra Trieste. Se lo attraversi a piedi di notte le luci della città brillano nel mare. Può sembrare l’avverarsi di un sogno. O l’inizio di un incubo, fatto di emarginazione, di giornate e notti passate per strada senza assistenza, di attese di rilascio di un documento di soggiorno che rappresenti la fine del “game”.
I tanti “muri” nel mondo
Simili pratiche riguardano non soltanto la rotta del Mediterraneo (gli accordi con la Libia, per esempio) ma anche la rotta balcanica, attraversata da persone per la maggior parte provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq, Iran, Pakistan e Bangladesh, che compiono il tentativo di raggiungere l’Europa.
Nel corso degli anni, lungo tale rotta sono stati costruiti e innalzati dei veri e propri muri. Materiali come quelli costruiti da Orban al confine con la Serbia e con la Croazia (175 e 348 km), dalla Bulgaria al confine con la Turchia (240 km), dalla Slovenia al confine con la Croazia (200 km) o dalla Grecia al confine con la Turchia nel settembre 2021 dichiaratamente realizzato per bloccare gli afghani (40 km); ma anche attraverso accordi con vari Paesi, quali la Turchia, Albania, Serbia e Montenegro, Bosnia-Erzegovina, che comprendono lo stanziamento di risorse finanziarie, il supporto di Frontex alla polizia locale lungo i confini e, di fatto, pratiche di respingimento.
Violenze e torture
Lungo tutto la rotta, le persone subiscono violenze, torture, respingimenti e restrizioni arbitrarie da parte delle autorità di polizia di frontiera dei vari Paesi, compresi quelli dell’Unione europea. Sotto quest’ultimo aspetto, l’Italia, in virtù di un accordo bilaterale di riammissione con la Slovenia del 1996, mai ratificato dal Parlamento come previsto invece dall’articolo 80 della Costituzione, ha illegittimamente eseguito dei respingimenti lungo il confine con il Paese. Basandosi su tale accordo, nel 2020, l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – allora capo di gabinetto al Viminale con Matteo Salvini nel primo governo Conte – con una circolare sollecitava ciò che venivano definite “riammissioni informali” verso la Slovenia.
Amnesty International Italia ha concesso il patrocinio al film con la seguente motivazione:
“Trieste è bella di notte” racconta l’ultimo atto della cosiddetta “rotta balcanica”, quello meno noto ma non per questo meno crudele e illegittimo. Respingere, al di fuori delle regole, verso altri stati è una violazione dei diritti umani. Tanto più quando sono ben note le violenze e che attendono chi viene respinto. Il fatto che lo stato italiano sia stato coinvolto in questo meccanismo è grave, e questo film arriva al momento giusto, come una necessaria operazione di conoscenza e coscienza collettiva.