Effetà: la scuola di Betlemme che ridona la voce ai bambini palestinesi sordi
La terza tappa del nostro viaggio in Terra Santa, organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Fisc-Federazione italiana settimanali cattolici, è a Betlemme, nella scuola “Effetà Paolo VI”. La scuola, gestita fin dal 1971, dalle suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori, prende il nome proprio da papa Montini, che nell’indimenticabile viaggio apostolico del 1964, l’aveva voluta fortemente, come dono di carità, dopo essere rimasto colpito dall’alto tasso di sordità dei bambini palesinesi, motivata sopratutto dai matrimoni consanguinei.
Il progetto “YALLA! Strengthening the education of children and young people in the Bethlehem Governorate” – “Andiamo! Su forza! Rafforzare l’educazione dei bambini e dei giovani nel Governatorato di Betlemme” è stato presentato alla CEI dalla fondazione AVSI, organizzazione non profit che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 40 paesi nel mondo, per una somma totale di 368.528,42€ finanziati dai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica.
All’ingresso veniamo subito accolti dalle suore che ci accompagnano in una sala adibita ad auditorium, dove incontriamo i responsabili del progetto, Francesco Buono, Anna Chiara Ruzzetta e Ginevra Fioretti. Francesco Buono, responsabile in loco AVSI che vive in Palestina da 4 anni, ci racconta della Fondazione, nata in Italia nel 1973, con un mandato fortemente educativo sullo stile di don Luigi Giussani. «Noi vediamo l’educazione – chiosa Francesco – come il motore primario per lo sviluppo della persona, pieno e completo, all’interno della società». Poi ci parla del rapporto speciale, nato nel 2010, tra AVSI e la scuola Effetà. «La collaborazione nasce su principi mutui – continua Francesco – non solo Effetà è un luogo di educazione, ma anche luogo dove continua il “miracolo” di Gesù che apre l’orecchio al sordo».
La struttura
Dopo l’intervento di AVSI, suor Carmela Dal Banco ci racconta la genesi della struttura, progettata inizialmente come scuola materna e casa per suore anziane, poi nel 1971, dopo la visita Paolo VI, su volere del Patriarca Mons. Alberto Gori, viene aperta come scuola per bambini sordi. All’apertura erano 24 bambini ed attualmente la scuola ne ospita circa 200, tutti di religione mussulmana, dalla materna all’ultimo grado scolastico. «Ma la specializzazione di questa scuola – dice suor Carmela – è che noi utilizziamo il linguaggio “orale” e non “gestuale”, che richiede molto tempo ed attenzione». Difatti ci illustra un organico di 32 insegnanti e 9 logopedisti, in quanto ogni bimbo, ogni giorno riceve circa 45 minuti di logopedia personale.
Ci mostrano un filmato realizzato per il 40º anno della scuola, dove si racconta il momento in cui il primo bimbo sordomuto della scuola era riuscito ad associare una figura pronunciando la parola corrispondente «è come un sipario che cala – dice la suora – ci rendemmo conto che tutto era possibile!». Finalmente visitiamo gli studenti, occhi pieni di gioia e di speranza, che raccontano tutta la cura e l’amore che gli insegnanti e le suore donano a questi ragazzi speciali che chiamano le «pupille dei loro occhi».
di Luca Antonini