Nazareth: “liberi pensatori” alla scuola di Don Bosco, per seminare un futuro di pace
La prima tappa del viaggio in Terra Santa, organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Fisc-Federazione italiana settimanali cattolici per premiare i vincitori del concorso giornalistico “Selezione nazionale ‘8xmille senza frontiere’”, è a Nazareth. Dopo la visita alla Basilica dell’Annunciazione e la Celebrazione dell’Eucaristia, con un breve tratto di strada, ci dirigiamo alla Nazareth School, un istituto scolastico che ospita 1300 studenti, di religione cristiana, musulmana e drusa e 120 insegnanti. Il progetto, già finanziato dalla CEI e concluso, per una somma di € 637.504,00, prevedeva l’ampliamento e l’adeguamento della scuola alle nuove norme di sicurezza richieste dal governo, con la costruzione di rifugi, di nuove aule e di un ascensore, soprattutto per gli studenti disabili, che rappresentano il 15-20% degli alunni. Inoltre il progetto includeva l’erogazione di borse di studio per studenti meritevoli.
La struttura
Appena arriviamo nella struttura ci attende suor Souad Khalir, amministratrice del Plesso, ci racconta la storia della scuola e dell’impegno missionario delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suore salesiane. La scuola nasce nel 1947 con 150 bambini dell’asilo, tutti musulmani, mentre nell’edificio adiacente, le suore aprono una sartoria. Il secondo anno erano già 250 bambini, adattati in delle baracche, perché non avevano il permesso di costruire. La fragile situazione socio-politica ed il susseguirsi di guerre, hanno portato, di anno in anno alla crescita del numero degli studenti ospitati, fino al considerevole numero attuale.
Insieme a suor Souad, veniamo accolti da S.E.R. Mons. Rafic Nahara (foto-1), vicario patriarcale latino in Israele, con le parole «benvenuti a Nazareth, il luogo dell’Annunciazione, il luogo in cui il Verbo si è fatto carne». Ci parla della situazione tra israeliani e palestinesi, dove, soprattutto a causa della disoccupazione, domina un clima di violenza. «Le nostre scuole – continua Mons. Rafic Nahara – hanno una missione veramente importante, l’educazione, ma soprattutto, noi accogliamo molti bambini cristiani e musulmani. La scuola cristiana è un luogo in cui prepariamo il futuro, per imparare a vivere insieme». Quindi investire sulla formazione e sulla specializzazione degli studenti diventa fondamentale anche per costruire e realizzare una pace duratura, che nasce dall’integrazione, dall’accoglienza e dal dialogo interreligioso e interculturale.
Mentre ci avviamo a visitare il secondo edificio, veniamo accolti dal canto, ritmato dal battito delle mani, dei bimbi più piccoli, della scuola materna, disposti simmetricamente su due file, ai lati della strada (foto-2). Ci viene incontro una suora, che con una gioia energica e prorompente, ci saluta «ciao, io sono Suor Anna e sono di Melzo, vicino Milano, ho 87 anni e sono ben quarant’anni che sono qui in Terra Santa» e continua «e sono qui da 36 anni, con questi “liberi pensatori” e sono felicissima!». Suor Anna Nava è la preside della scuola dell’infanzia (foto-3).
Entriamo nella struttura (foto-6), nuova e ben organizzata, passando esternamente alle aule e suor Souad, ci mostra l’ascensore, costruito permettere ai ragazzi disabili di accedere alle strutture. «Come scuola salesiana, accogliamo i ragazzi più problematici, che le altre scuole rifiutano» ci dice. Oltre il piano ci sono gli 8 rifugi, senza i quali, secondo le normative, non è possibile accedere alla scuola. Sulle pareti ci sono le citazioni della Laudato si, la Lettera Enciclica del Santo Padre Francesco, di don Bosco, ma anche di Mahatma Gandhi (foto-4). All’esterno di ogni aula ci sono immagini vive ed efficaci che rendono subito riconoscibile la materia, con diciture e citazioni (foto-5).
Dopo la visita alle aule, giungiamo nell’aula Magna, dove assistiamo al saggio musicale, di ottimo livello, di due studenti. Il primo suona un brano tradizionale con un bouzouki – tradizionale strumento a corde greco, ma originario dell’Asia Minore (foto-7). Mentre il secondo, si cimenta, al pianoforte, senza spartito, con la Marcia Turca di Mozart (foto-8). Dopo un breve rinfresco, usciamo fuori, ci vengono incontro i ragazzi degli ultimi gradi, usciti per la ricreazione. Un momento di grande festa e condivisione, ci raccontano della grande differenza tra l’ambiente scolastico e quello del ritorno a casa. Sognano un paese diverso ed i loro occhi sono pieni di speranza. (foto-9)
Mentre scrivo, mi giungono notizie di nuovi scontri tra israeliani e palestinesi, arrivano immagini terribili, proprio da quei luoghi di cui ancora abbiamo vividi nella nostra mente, colori, suoni ed odori. Forse potrebbe sembrare fuori luogo il titolo scelto, ma i volti e la gioia di quei bimbi e ragazzi, «liberi pensatori» sotto lo stesso cielo dove è vissuto Gesù, danno grande speranza, che tutto l’impegno missionario di poche suore salesiane e di tanti insegnanti di buona volontà, producano frutti di pace per un futuro migliore. In una delle pareti appare la dicitura “you are amazing – remember that” (foto-10) spero che questi ragazzi anche in mezzo a tanta violenza e fragilità, si ricordino sempre di essere meravigliosi figli amati.
di Luca Antonini