“PRAE SAEPES”: DAVANTI AL RECINTO. Lettera ai bambini di Ascoli e alle loro famiglie per la benedizione dei bambinelli dei presepi.
Cari amici, lo sapete quando è nato il presepe? Non correte a vedere su google, ve lo dico io: 800 anni fa! Proprio così!
Successe il 24 dicembre 1223. San Francesco, che era da poco tornato dalla Terra Santa, volle ricreare il clima che aveva incontrato a Betlemme. E a Greccio, che tanto gli ricordava il luogo natale di Gesù, organizzò una sorta di rappresentazione di quell’evento a cui ci stiamo preparando anche noi. Era quindi un “presepe vivente”, e Gesù era un bambino in carne ed ossa, figlio di una delle famiglie di pastori di Greccio. Fu l’inizio di una grande e bella tradizione!
Una tradizione lontana quella dei presepi
Il racconto del primo presepe lo troviamo nella prima biografia su san Francesco, la Vita prima del beato Tommaso da Celano al capitolo 30 (FF 466-471), scritta qualche anno dopo la sua morte. Ed è un racconto bello, profondo, toccante. Ci dice che san Francesco nella grotta di Greccio fece anche celebrare la Messa della notte di Natale e lesse il Vangelo. Ed era proprio felicissimo, perché poteva vedere l’umiltà di Gesù e assaporare la dolcezza del suo nome.
Vorrei proporvi, quest’anno, di fare il presepe in modo speciale. San Francesco si fece aiutare da un signore del luogo, Giovanni, che incaricò di preparare tutto. Che ne dite di fare il presepe quest’anno pensando di essere come Giovanni per san Francesco? Cioè, sarebbe bello non preoccuparsi soltanto di riempirlo di statuine, casette e fontanili, ma di tenere come riferimento le parole che san Francesco disse a Giovanni. “Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello” (FF 468).
Prae saepes: Preghiamo davanti ai recinti che vediamo di fronte a noi
Quando realizziamo i nostri presepi, pensiamo e preghiamo per le tante situazioni difficili che stiamo vivendo. Presepe viene dal latino “prae saepes” che vuol dire “davanti al recinto”. Era il luogo dove si mettevano gli animali. Ma come non pensare ai tanti recinti e steccati che oggi si alzano tra gli uomini e che spesso sono l’inizio delle guerre? Fare il presepe come lo fece san Francesco è stare accanto a Gesù che viene per entrare e nascere tra i tanti recinti in cui noi, l’umanità, ci rinchiudiamo. Per questo è importante che quest’anno noi stiamo davanti al presepe per pregare. per chi è così sconvolto dalla paura, dall’odio, dalla solitudine, da alzare muri e recinti che ci tengono lontani gli uni dagli altri.
Per ultimo voglio soltanto riportarvi queste semplici parole che il Papa, Francesco, ha scritto qualche anno fa in una lettera proprio sul presepe. “Il cuore del presepe comincia a palpitare quando, a Natale, vi deponiamo la statuina di Gesù Bambino. Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque.” (Lettera apostolica Admirabile Signum, n.8)
Un augurio
Allora, sapete che vi dico? Sarebbe bello vedersi per cominciare insieme la novena di Natale. Vi invito il 17 dicembre nella chiesa di san Francesco ad Ascoli Piceno. Alle 18 celebreremo la Messa e ognuno può portare l’immagine di Gesù bambino che metterà nel presepe che ha fatto. Io benedirò i vostri bambinelli per i vostri presepi; così la notte di Natale, quando ognuno lo metterà nella capanna o nella grotta che avete in casa, sarà come stare tutti insieme. In questa celebrazione a san Francesco è associata anche l’indulgenza plenaria, che è un perdono ancora più pieno da parte del Signore. Un perdono che libera da tutti i legami interiori che abbiamo con il mondo della violenza, del peccato e del male. Terminata la celebrazione, andremo in processione verso la Chiesa di sant’Agostino. Li affideremo alla Madonna della Pace tutte le situazioni di guerra perché venga la pace nel mondo intero come frutto di una rinnovata fraternità tra tutti i popoli, come una uscita dai mille recinti dove ci rinchiudiamo. Sarà un bel momento, semplice e pieno di fede, in cui possiamo stare insieme nel nome del Signore Gesù e donare alla nostra città un segno della presenza di Dio in mezzo alla storia degli uomini.
Buon Natale a tutti!
di Mons. Gianpiero Palmieri
Vescovo di Ascoli Piceno