In occasione del cinquantesimo anniversario della Caritas diocesana di Ascoli, Stefania Mistichelli ha intervistato per radio Ascoli Giorgio Rocchi, neo direttore dell’ente Piceno.
Cosa ha rappresentato la Caritas per questo territorio?
Il 2 Luglio 1973, il vescovo Morgante istituì la Caritas Diocesana. Quella del 2 Luglio non è una giornata casuale perché esattamente due anni prima i vescovi italiani davano vita alla Caritas nazionale, dopo che nel 1970 San Paolo VI sciolse la Pontificia Opera di Assistenza. L’obbiettivo era quello di imprimere un nuovo stile nella pastorale della carità. Una carità impegnata a promuovere la giustizia e impegnata a liberare i poveri dalla dipendenza altrui; con queste linea guida nasce la Caritas che sostituisce l’approccio assistenzialista, del precedente ente, con un’autentica promozione umana e diffondere la Carità in tutte le diocesi. Questo era il modo per rendere vera e incarnata la presenza della chiesta sul territorio
Quali sono oggi i servizi della Caritas diocesana? A chi si rivolge?
La prima impressione che si ha della Caritas è quella di essere l’ente per l’organizzazione delle emergenze. La Caritas, però, non è un ente benefico, non è un’organizzazione rigorosamente operativa, la funzione principale è di natura educativa. Il sostegno quotidiano della testimonianza alla carità è alimentato, non da azioni operative e pratiche, ma dalla fede e dalla perseveranza. Non si tratta di servizi ma “fare bene il bene” per aiutare al meglio le persone. Chi non arriva a fine mese, chi non riesce a fare la spesa, chi non trova la casa, chi è rifiutato dalla società viene visto come un fratello. La Caritas, prima d’intraprendere storie di servizio, intraprende storie d’amore, d’incontro, di volontà. Papa Francesco ci dice di compiere un servizio ai poveri, con lo sguardo dei poveri. Il Vescovo Palmieri ci ricorda: “Nel mondo ci sono due categorie: i poveri e quelli che non si credono poveri”. Lo spettro di azione della Caritas sia tutto contenuto nella motivazione e nella voglia di far del bene. Dopo di che è anche affrontare anche operativamente il problema. Per intercettare misure, bisogni e sostegni, servizi si affida all’operato di Betania, un organismo di volontariato civilmente riconosciuto che fa da mano operativa del territorio.
Tra i tanti servizi operativi offerti dalla Caritas ci sono il Centro d’Ascolto, Emporio della Carità, Centro dentistico. Grazie ai vostri uffici potete misurare la temperatura della città. Qual è la situazione ad Ascoli in base alla vostra esperienza? Quale sensazione si percepisce sullo stato della povertà ad Ascoli?
Direi LE povertà. In un mondo che cambia, purtroppo, aumentano lo spettro delle povertà. Queste non sono solo economiche ma anche spirituali, di isolamento. Di fronte a queste difficoltà la prima cosa è affiancare la persona in difficoltà con il dialogo. Il Centro d’ascolto è il luogo in cui riusciamo a comunicare e affiancare il bisognoso prima con la parola, con l’ascolto e poi, eventualmente, se il problema è operativo interveniamo con un’azione pratica. Per esempio l’Emporio della Carità è un luogo che permette a centinaia di Famiglia di fare la spesa. Alla fine di Maggio ci sono stati più di 2400 accessi. Ci sono circa 1300/1400 persone che si rivolgono alla mensa o all’emporio. Oggi giorno ci troviamo di fronte a persone che devono scegliere tra curarsi o mangiare per cui la presenza al Polo dell’accoglienza e della solidarietà, vicino al parcheggio del Seminario, di un centro dentistico diventa un’opportunità che cambia la vita delle persone. Ci sono tante persone che vivono in un ambiente isolato, ai margini, in luoghi non tropo curati e sani da un punto di vista igienico e quindi hanno la possibilità di rivolgersi da noi per una doccia o per lavare i loro vestiti. Questi servizi sono possibili tutti i giorni. A questo aggiungiamo l’apertura verso un spazio alla mondialità che si traduce operativamente nell’accoglienza di persone arrivate in Italia perché scappate dalla guerra oppure in fuga da situazioni di disperazione. Chi decide di partire di notte, tra mille peripezie, sorretto da un’imbarcazione d’emergenza rischiando la vita possiede delle motivazioni personali che non possiamo sottovalutare e non possiamo non ascoltare il loro grido d’aiuto. Per svolgere tutte queste operazioni abbiamo bisogno di un costante sostegno economico che ci viene fornito dalle donazioni ma sopratutto dall’intervento della diocesi di Ascoli. Parte dell’8×1000 finisce nelle azioni della Caritas. Questo è un utilizzo visibile, misurato, concreto attento e responsabile dell’aiuto che giornalmente viene fatto e che sarà visibile nel nuovo sito che stiamo realizzando.
Cosa succederà il prossimo 30 Giugno?
Festeggeremo il cinquantesimo anniversario della Caritas. Un appuntamento per riprogettare e come relazionarsi con i nuovi bisogni. Saranno invitati tutti i parroci della diocesi per permettere a tutti di esprimere le richieste di tutto il territorio. Il 30 Giugno è una sosta per ripartire. Sarà una possibilità per confrontarsi. Alle 19, a Monticelli, nella chiesa dei Santi Simone Giuda, ci sarà un evento che prevede l’analisi di “tre pani” fondamentali per proseguire il nostro percorso. Pane della parola, pane dell’eucarestia e pane della carità. Tre percorsi di riflessione. Il primo diretto dal nostro vescovo Gianpiero Palmieri che si soffermerà sulla parola di Dio e sull’importanza di sapersi adattare ai mutamenti del mondo circostante. Il secondo intervento che avrà come tematica il sostegno quotidiano alla carità e le sue concretizzazioni nella società, sarà diretto da Don Filippo Capotorto, responsabile generale della congregazione mariana delle case della carità di Reggio Emilia. Rappresenterà il pane dell’eucarestia per un mondo più giusto e fraterno. Terzo Pane: quello della carità. Ci saranno diverse testimonianze da parte delle comunità parrocchiali che fanno accoglienza abitativa delle per le famiglie ucraine, per i rifugiati e immigrati. Per poi concludere con l’intervento degli interventi: quello di Don Marco Pagniello, direttore della Caritas Nazionale. A lui chiederemo di rispondere alla domanda: “Chi è oggi il mio prossimo?”
Mi associo alle parole di Papa Francesco: “Non è un traguardo d’arrivo ma è una tappa da cui ripartire con creatività per coltivare sogni di fraternità ed essere segni di Speranza”.
L’intervista è disponibile in podcast a questo link.
di Quinto De Angelis