Grest a Colli del Tronto, la speranza viene dai piccoli
Alla mattina oltre cento presenze fra adolescenti e i bambini più grandi della scuola elementare, il pomeriggio i bimbi piccoli della prima e seconda classe. Le voci, le risa i canti e anche i momenti di silenzio riempiono l’area retrostante la chiesa a Villa San Giuseppe di Colli del Tronto.
È l’atmosfera del Grest, il gruppo estivo parrocchiale che giunge alla sua conclusione: quest’anno è stato veramente un segno di speranza e di gioia, dopo mesi di lontananza mediata da sistemi digitali fra un incontro e l’altro, quando possibile.
I più grandi si impegnano per i piccoli
«A maggio abbiamo già iniziato a trovarci con i ragazzi più grandi – spiega il parroco, don Mauro Servidei – per sintonizzarci insieme sull’idea di fare il Grest. Non abbiamo fatto grandi preparativi perché i giochi sono scelti un giorno per l’altro, utilizziamo materiale semplice e non ci sono cose complicate che richiedono mesi di tempo. La domenica pomeriggio abbiamo iniziato ad incontrarci con i ragazzi più grandi per definire le attività e preparare le cose».
Uno degli aspetti più belli del Grest è vedere l’impegno dei ragazzi nei confronti dei piccoli, anche se i numeri a volte non seguono le aspettative: «Il tempo attuale è molto faticoso e la pandemia non ha aiutato, perché ha creato ancora più distanze rispetto a quelle che potevano già esistere. Abbiamo fatto sempre delle proposte ai ragazzi più grandi, ma ancora non c’è un gruppo strutturato».
Oltre lo zoccolo duro degli animatori e degli educatori che affiancano don Mauro, si cerca di coinvolgere i più giovani:
«Con il gruppo del pomeriggio, a turno, alcuni adolescenti che frequentano il gruppo del mattino, vengono ad animare e stare con gli educatori. Per avvicinarli – spiega don Mauro con tono calmo e sereno – e agganciarli all’impegno in parrocchia, far vedere che è bello e gratificante stare insieme e dare il proprio tempo».
Durante l’anno sono tante le iniziative che coinvolgono i giovani, anche nelle attività per raccogliere i fondi per le missioni in Perù.
«Il Grest è un momento particolare – aggiunge don Mauro – perché avere qui i bambini due settimane ti aiuta più a conoscerli molto di più di quanto tu possa fare durante tutto l’anno di catechismo. In questi anni poi in cui magari di catechismo non se n’è potuto fare, dove gli incontri erano pochi… noi abbiamo provato a fare degli incontri infrasettimanali in parrocchia per gruppi e fasce d’età, per non perdere il contatto. La presenza è importante! Ed è questa l’età fondamentale dove i bambini e i ragazzi sono ricettivi, si può instaurare un dialogo e dare i punti di riferimento nel cammino di fede».
Tanti ragazzi hanno partecipato
Quest’anno la partecipazione al Grest è stata quasi sbalorditiva:
«Il numero delle richieste ci ha stupito, perché sebbene le presenze oggi siano inferiori agli anni senza pandemia, rispetto alle adesioni dell’anno scorso abbiamo avuto quasi il quadruplo delle richieste, quando la paura del Covid è stata un grande deterrente».
Vedere i bambini gioiosi, con la voglia di partecipare e non volersene andare via quando termina la giornata è un segno che riempie i cuori di speranza.
Importante il ruolo delle famiglie
In questo tempo delicato, le famiglie giocano un ruolo importantissimo per la costruzione di queste relazioni e legami con la realtà parrocchiale ed ecclesiale che accompagneranno la crescita dei bambini e dei ragazzi.
«Oggi si concluderà l’esperienza del Grest con la Celebrazione Eucaristica e lo spettacolo che hanno preparato insieme i ragazzi – conclude don Mauro – e nelle settimane a seguire, abbiamo proposto altre attività per le settimane a seguire, continuando a sfruttare il tempo dell’estate per costruire e portare avanti queste relazioni. Durante l’inverno diventa un po’ più complicato, con i vari impegni oltre a quello della scuola che coinvolge quasi tutti i ragazzi».
Partecipando si vince
Il Grest è stato anche un valido aiuto e sostegno alle famiglie. Prendendo in prestito una citazione famosa per le competizioni sportive olimpiche – l’importante non è tanto vincere quanto partecipare – in un contesto ecclesiale la questione non è di contrapposizione ma di sintesi: solo partecipando si vince insieme, parrocchia famiglie e territorio.
di Francesca Gironelli