Un nuovo inizio
Dal 4 novembre la parrocchia di San Paolo a Pagliare del Tronto ha iniziato un cammino nuovo, con l’ingresso dei due nuovi parroci e la nuova unità pastorale con la parrocchia di Ancarano, sempre nella Diocesi di Ascoli seppur il comune sia abruzzese.
Una nuova prospettiva porta sempre cambiamenti con sé: «Mi sembra una proposta bella, interessante e innovatrice quella che ci ha fatto il vescovo in questo periodo – spiega don Devis Bertuzzi, già parroco di Ancarano che ha accolto il “doppio incarico” – ed è un percorso che avverrà nel tempo, tutto da scoprire, perché è un venirsi incontro di due realtà distinte che possono collaborare insieme».
Una diversa riorganizzazione territoriale parrocchiale, iniziata nella Diocesi ascolana, basata su sinergie, accorpamenti e gestione associata delle parrocchie, come a Pagliare e Ancarano con due sacerdoti parroci.
Al fianco di don Devis, infatti, c’è don Alessio Cavezzi, che fra i vari incarichi ricoperti fino a pochi giorni fa, vedeva quello di cappellano della Casa Circondariale di Marino del Tronto e quello di referente per la Caritas diocesana.
La messa con i due nuovi parroci
Sabato 4 novembre, nella chiesa gremita di San Paolo a Pagliare, si è svolta la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri con i due nuovi parroci concelebranti: i parrocchiani e tutte le realtà ecclesiali, anche quelle di Ancarano, hanno partecipato con emozione, insieme alle autorità e le istituzioni locali.
Particolarmente toccante è stato il commiato a don Basilio Marchei che, per si è preso cura dei fedeli e della parrocchia di Pagliare: un lungo cammino con la comunità, che lo ha ringraziato con calore, commozione e gratitudine.
«Con la celebrazione di questa sera – queste le parole dei parrocchiani lette in chiesa sabato in un intervento all’inizio – la nostra comunità parrocchiale dopo aver condiviso per 25 anni un cammino di vita spirituale e di fede con don Basilio è testimone di un evento eccezionale: l’insediamento dei nuovi parroci don Devis e don Alessio. È un momento da cui scaturiscono sentimenti contrastanti, da un lato il sentimento del distacco dall’affetto paterno nutrito per don Basilio, parroco uscente, e dall’altro la gioia e il desiderio di scrivere una storia nuova con i nuovi parroci. Un passato che lascia posto a un presente che guarda il futuro, come dice Papa Francesco. Un’altra forte emozione – prosegue la lettera – scaturisce dal fatto che due comunità, quella di Pagliare e quella di Ancarano, si prendono per mano con un atteggiamento di apertura, l’una verso l’altra, e inizino a camminare insieme, come proposto dal cammino sinodale di questi anni».
La grande chiesa di San Paolo ha raccolto tanti fedeli che hanno voluto condividere questo momento così speciale, sottolineato dall’omelia del vescovo Palmieri.
L’omelia del vescovo
«Carissimi, è una grande festa quella che viviamo – così ha esordito il vescovo, riprendendo poi le letture della celebrazione e in particolare quella di San Paolo – ed è molto bello il passaggio delle Scritture in cui si dice che si è data la cosa più preziosa, il Vangelo, ma si aggiunge “volevamo darvi la nostra vita come una madre”. Ma chi è madre nella comunità cristiana? Siamo tutti madre – esclama il vescovo con tono accorato e partecipe – perché la Chiesa è come una madre per ciascuno dei suoi figli. E perché tutti, non solo i sacerdoti, ma tutti e proprio tutti siamo chiamati ad essere come una madre, che dà il Vangelo ma anche la stessa vita agli altri».
Monsignor Palmieri richiama l’immagine di un bambino che nella comunità sperimenta l’avventura della vita e della crescita.
«Siamo un popolo dei figli di Dio – prosegue – ma siamo chiamati ad essere madri nelle nostre esperienze vissute ad Ancarano e Pagliare. E pensiamo a un bambino che partecipa alla vita della nostra parrocchia, cresce nella nostra parrocchia e impara a scoprire il Vangelo, a sentire che la vita è bella, che è degna di essere vissuta e la può vivere a testa alta ed essere protagonista, da figlio di Dio, di questo tempo di questa società.
Quando incontra una comunità cristiana, incontra la misericordia di Dio e sperimenta che la comunità cristiana è una madre, non una matrigna. Una madre che rigenera continuamente.
Sia quando sono giovane e ho tutta la vita davanti a me, sia quando sono anziano e la prospettiva di vita è più corta».
Un passaggio particolare è quello che dedica alla figura dei sacerdoti, aprendo uno squarcio su quella che è la loro prospettiva interiore nel vivere la presenza della comunità: «Quanto ci fa bene essere preti, perché da preti noi ci mettiamo, con tutti noi stessi, al servizio del popolo di Dio – sottolinea il vescovo dall’ambone – ma questa comunità cristiana ci rigenera continuamente, perché ci chiede di annunciare la parola di Dio, perché ci chiede di essere vicini: mi puoi essere vicino quando c’è un dolore o per condividere una gioia? Mi aiuti a capire che dono enorme mi ha fatto Dio quando mi ha donato un figlio o una figlia? Mi aiuti a capire che posso vivere in Dio il mio amore e vivere il matrimonio? E voi – dice il vescovo guardando i fedeli in chiesa – proprio con queste domande ci aiutate ad essere preti e ci rigenerate, come preti e come uomini, e diventate per noi una madre».
L’invito all’unità di don Devis
Le parole di don Devis, che chiama dolcemente a raccolta i laici delle due parrocchie per lavorare insieme: «Quando si diventa deboli si ha l’occasione di unirsi, di aiutarsi e chiedere aiuto. Perché chiedere aiuto è una grazia: non è un atto di debolezza, ma di forza. Questa è l’occasione che abbiamo, con la parrocchia di Ancarano e Pagliare, vivere questa avventura insieme a voi, insieme a voi laici. Grazie della vostra accoglienza!».
di Francesca Gironelli