Benvenuto a casa don Paolo!

E’ così che ha esordito la Comunità di Santa Maria in Castel di Lama. Questa parrocchia che lo ha visto bambino partecipare al catechismo, poi studente, seminarista e che ha pregato per il suo sacerdozio, ora lo accoglie come parroco. Un regalo questo che sottolinea uno dei segni più grandi della Provvidenza divina: donare pastori al gregge di Dio. Sì perché sabato 24 luglio, presso la chiesa dedicata al SS. Crocifisso, la comunità suddetta riunita in questo giorno di festa, ha vissuto un momento di particolare gioia e solennità, perché ha ricevuto dal Vescovo mons. Domenico Pompili, un nuovo pastore nella persona di don Paolo Sabatini, subentrato al posto dell’amato don Luigi che da poco ha intrapreso la sua nuova missione di sacerdote presso la Cattedrale di Ascoli Piceno.

La nomina di Don Paolo

In seguito alla lettura del Decreto di Nomina, il giovane sacerdote affiancato dal suo collaboratore don Duilio, ha rinnovato le promesse fatte nel giorno della sua ordinazione. E qui non sono mancati momenti di intensa emozione nel sentir pronunciare, più volte, quel suo: sì, lo voglio! Pronto a mettersi a servizio del popolo di Dio, cioè annunciare e testimoniare l’amore di Cristo.

La celebrazione

L’omelia del vescovo ricca e pregnante di significato, ha richiamato l’attenzione dei fedeli sulla “condivisione” che è stato il tema dominante, perché solo se si condivide, Dio moltiplica. Quindi la carità, i progetti, i talenti personali, gli sforzi, assumono il significato della cooperazione per edificare un’autentica comunità all’insegna dell’unità.

Anche il Sindaco presente alla celebrazione, ha ribadito il concetto di unità e di collaborazione. Il compito impegnativo, ma avvincente, accolto da don Paolo, favorirà senza dubbio, all’interno delle due realtà, un clima all’insegna del rispetto, della fiducia, della stima reciproca.

Al termine della celebrazione il saluto di don Paolo, ha suscitato profonde emozioni. La comunità ha spalancato le braccia al suo pastore in segno di benevolenza e di tenera accoglienza, mentre il “Coro delle Meraviglie” intonava canti di giubilo.