RESTAURO DEL POLITTICO DI CARLO CRIVELLI
Dipinto nel 1473 per la cattedrale di Ascoli Piceno.
di Michele Picciolo – Direttore Scientifico della Pinacoteca Vescovile
Il giorno 8 ottobre alle ore 16.00, in occasione delle festività in onore della Madonna delle Grazie, nella Cattedrale di Ascoli Piceno alla presenza del Vescovo Mons. Domenico Pompili, si presenterà al pubblico il restauro appena concluso del Polittico di Carlo Crivelli, conservato nella Cappella del S.S. Sacramento.
In questa occasione, prima dell’assemblaggio e della ricollocazione definitiva dell’opera sulla parete, sarà possibile in via straordinaria la sua visione ravvicinata.
L’opera
Il maestoso polittico della Cattedrale di Ascoli Piceno (cm. 364×280) realizzato nel 1473 dal pittore Carlo Crivelli (Venezia, ca.1430-post1495) è l’unica opera del grande maestro veneto rimasta integra anche nella cornice e nella sua collocazione originaria.
La monumentale opera si compone di 21 figure inserite in scomparti delimitati da una ricca cornice in legno dorato di gusto tardo gotico distribuite su tre registri di diversa altezza.
Nello scomparto centrale del registro mediano è rappresentata la Vergine Maria in trono con il Bambino in braccio affiancata dai santi Pietro, Giovanni Battista, Emidio e Paolo. Mentre nel registro superiore al centro è il Compianto del Cristo morto tra la Madonna, San Giovanni Evangelista e la Maddalena.
Sugli scomparti laterali troviamo le figure a tre quarti dei santi Gerolamo, Caterina d’Alessandria, Giorgio e Orsola. Questi ultimi recanti in mano steli di giglio, simbolo di purezza, sino ad ora sempre descritti come rami di palma. Al centro della predella c’è il Salvatore affiancato da dieci Apostoli riconoscibili dagli attributi iconografici distintivi.
Un po’ di storia
Il polittico fu commissionato dal vescovo umanista Prospero Caffarelli (1464-1500) nel 1472 e completato nel 1473. Proprio come recita l’iscrizione dipinta sull’alzata dove poggia il basamento del trono su cui è assisa la Vergine col Bambino: “Opus Karoli Crivelli Veneti 1473”.
Nella sua lunga storia il polittico subì pochissimi spostamenti e rimase sempre all’interno della Cattedrale. Prima sull’altare maggiore (non quello attuale progettato da Giuseppe Sacconi nel 1896). Poi collocato sul fondo della tribuna. Quindi spostato sulla parete sinistra della Cappella del S.S. Sacramento. Ed in occasione dell’adeguamento liturgico nel 1966 posto definitivamente sulla parete di fondo della stessa Cappella. Inoltre nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, per ragioni di sicurezza fu trasportato da Pasquale Rotondi, insieme a tantissimi altri capolavori, nella Rocca di Sassocorvaro da dove venne poi trasferito in Vaticano.
Smembramento ed assemblaggi non coerenti dei polittici
Nella prima metà del secolo XIX la maggior parte dei polittici realizzati da Carlo Crivelli per le chiese di Ascoli e delle Marche meridionali subirono smembramenti delle tavole, privazione delle cornici, assemblaggi non coerenti e alienazioni. Dapprima durante l’occupazione da parte di Napoleone dei territori del papato, avvenute anche su segnalazione dello zio Cardinale Joseph Fesch grande conoscitore e collezionista d’arte. Poi ad opera dei più agguerriti antiquari d’Europa e d’America che, anche a causa dei giudizi non sempre positivi e a volte sprezzanti riguardo lo stile del Crivelli da parte di studiosi quali Giovanni Battista Cavalcaselle e Adolfo Venturi, favorirono un facile accesso al mercato antiquario e alla vendita delle sue opere.
Svalutazione del Crivelli
Infatti in quel periodo non si apprezzava particolarmente il Crivelli. Poiché si riteneva attardato nello stile e non al livello dei coevi pittori rinascimentali. Quali gli stessi compagni di bottega presso Francesco Squarcione come Andrea Mantegna, Marco Zoppo, Cosmè Tura, Giorgio Schiavone o i più celebri veneti Bellini e Vivarini. Non era stato nemmeno annoverato da Giorgio Vasari tra i grandi dell’arte nelle due edizioni del 1550 e del 1568 della sua fondamentale opera “Vite de maggiori architetti, pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri”.
Questo fenomeno favorì certamente l’alienazione delle sue opere e il depauperamento dell’integrità del patrimonio storico-artistico di questo territorio. Ma di contro favorì anche la vasta fortuna critica a livello internazionale di Carlo Crivelli con la sua presenza in moltissimi Musei sparsi nel mondo.
Parti dei polittici esposti in molti musei del mondo
Infatti parti dei suoi polittici smembrati li troviamo esposti nei maggiori musei di Parigi, Avignone, Londra, Oxford, Cambridge, New York, Boston, Chicago, Detroit, San Diego, Washington, Philadelphia. Senza dimenticare Bruxelles, Strasburgo, Berlino, Francoforte, Utrecht, Zurigo, Amsterdam, Budapest, Cracovia, Zagabria, Tokio ed Honolulu.
Quelli rimasti integri in Italia sono conservati ad Ascoli, Massa Fermana e Monte San Martino. Mentre tavole scomposte si trovano nei musei del Vaticano, Roma, Firenze, Venezia, Verona, Milano, Bergamo, Macerata, Montefiore dell’Aso, Ancona e in molti altri ancora.
Rivalutazione del Crivelli
Si rivaluterà Carlo Crivelli solo alla fine del secolo XIX. Sopratutto grazie agli studi condotti da Lionello Venturi, Bernard Berenson e dalla critica anglosassone e nel XX secolo da Federico Zeri ed Anna Bovero. Ma soprattutto da Pietro Zampetti che gli dedicò una prima monografia nel 1961 che aggiornò poi nel 1986.
Nel 1950 fu esposto per la prima volta ad Ancona nella Mostra dedicata alla pittura veneta, nel 1961 a Venezia e nel 1973 a Urbino dopo il restauro seguito ad un tentativo di furto avvenuto nel 1971.
I restauri precedenti.
Il polittico fu restaurato per la prima volta nel 1891 dal romano Luigi Bartolucci. In occasione della conclusione dei lavori e della realizzazione degli affreschi della Cattedrale ad opera del pittore Cesare Mariani. Poi nel 1915 il polittico venne sottoposto ad un secondo intervento ad opera del pittore e restauratore aretino Gualtiero De Bacci Venuti che nella stessa occasione fece integrare e ridorare dalla ditta ascolana Alfredo Bellini la parte sommitale della cornice che era stata precedentemente resecata e riquadrata. Invece al 1973 risale l’intervento operato da Anna e Martino Oberto.
Il nuovo intervento di restauro
Dopo il terremoto del 2016 si effettuò un controllo delle sue condizioni strutturali. Quindi con l’intervento dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, sotto la sorveglianza della Soprintendenza, si sono potute constatare le precarie condizioni del supporto ligneo. Infatti quest’ultimo risultava fortemente infestato da insetti xilofagi.
Pertanto nel 2020 si è reso necessario sottoporlo ad un nuovo intervento di restauro, affidato alle mani esperte della restauratrice Rossana Allegri. Il restauro si è appena concluso con esiti veramente notevoli e con nuove scoperte e acquisizioni scientifiche. L’intervento di restauro fortemente voluto dal Parroco della Cattedrale Don Angelo Ciancotti, recentemente scomparso. Ed interamente finanziato da un benefattore privato, fa riemergere in tutto il suo nitido splendore l’analitica perfezione ottica dei copiosi dettagli in un trionfo di colori e grafismi. Questi ultimi sottolineano le straordinarie qualità tecniche e interpretative dell’autore ed esaltano la complessa e significativa iconografia di simboli e figure.