Si è conclusa la XXXVII Giornata mondiale dei giovani che ha visto come protagonisti 78 pellegrini della nostra Diocesi. Alle giornate portoghesi, tenutesi dall’1 al 6 agosto, hanno preso parte 65mila giovani italiani, accompagnati da 106 vescovi, tra cui anche Mons. Gianpiero Palmieri.
L’itinerario del nostro viaggio è stato incentrato sulla figura di Maria, partendo dalla citazione biblica scelta da Papa Francesco come tema della GMG: “Maria si alzò e andò in fretta”.
Centinaia di chilometri in pullman per arrivare a Lourdes potrebbero sembrare un tempo non solo morto ma anche carico di fatica. Come d’incanto, strada facendo, si tessono relazioni nuove e altre si rinsaldano.
Siamo una Chiesa che canta, gioca, si confronta e si innamora.
È bello come, in un tempo come il nostro, votato all’individualismo e alla competizione, persone appartenenti a carismi diversi cooperino armoniosamente per il bene comune, donando ciascuno il meglio che porta dentro.
Un percorso a tappe
Dopo la prima meta siamo partiti alla volta di Monte de Gozo, ultima tappa del cammino di Santiago. I sacerdoti, prima di prendere la via, ci hanno aiutato a fare memoria del significato profondo del cammino: l’andare incontro al Signore andando incontro ai suoi amici. La Fede cristiana infatti è contagiosa, è un incontro che si fa racconto; è scoprire una bella notizia e annunciarla a tutti. La bella notizia che vi diamo è che camminando verso Santiago abbiamo incontrato una Chiesa chiamata a tirar dentro tutti, nessuno escluso; una Chiesa che non conosce limiti ma anzi guarda con speranza agli orizzonti.
Dopo la permanenza in Spagna, abbiamo raggiunto Benedita, una cittadina portoghese che ha ospitato tutti i pellegrini marchigiani. Ad accoglierci sono stati tutti gli abitanti del posto che ci hanno fatto subito sentire a casa. Balli, canti, lunghe tavolate di pietanze cucinate dalle persone di lì, hanno creato una bellissima atmosfera di festa e condivisione. Abbiamo incontrato un popolo felice di accoglierci; dai loro occhi si percepiva la gioia e la gratitudine di ospitare dei giovani in cammino.
Il giorno seguente abbiamo visitato Fatima dove abbiamo partecipato alla messa internazionale nella Basilica che ci ha permesso di entrare nell’esperienza con la giusta predisposizione del cuore. Una volta terminata abbiamo avuto modo di vivere il santuario in sottogruppi e di accorgerci della moltitudine di bisognosi radunati in quel luogo. La bellezza di Fatima è racchiusa nella semplicità della Fede che rispecchia l’identità del Portogallo.
Lisbona
I giorni seguenti trascorsi a Lisbona erano divisi in due momenti: la mattina, dedicata alla catechesi e il pomeriggio rivolto ai diversi incontri con i giovani di tutto il mondo e alla visita della città. Il culmine di questa esperienza è stato raggiunto con la veglia, durante la quale il Papa ha parlato direttamente a noi giovani, toccando corde della nostra anima immedesimandosi nella nostra generazione. Nonostante la fatica, il sole, la polvere e il vento di quella notte, questa esperienza rimarrà un pezzo di cielo azzurro in una generazione di pioggia.
Cosa portiamo con noi ritornando alla vita quotidiana dopo questa esperienza?
Papa Francesco, durante la messa conclusiva, ha risposto a questo interrogativo con tre verbi: brillare, ascoltare e non temere.
- Brillare: l’uomo brilla quando guarda Cristo, quando ama come Cristo, quando inizia a compiere opere d’amore con Cristo nel cuore.
- Ascoltare: nella vita di tutti i giorni ci sono tanti uditori ma pochi ascoltatori, occorre mettersi in ascolto per capire cosa il Signore vuole da noi, qual è il Suo progetto di vita su di noi.
- Non avere paura: la paura ci paralizza, ci scoraggia, ci svaluta, ci butta a terra, ci fa pensare che in realtà non siamo degni.
Nella Bibbia, ci ha ricordato il Papa, molte volte si usa l’espressione non temere, perché il Signore è con noi in ogni istante, pronto a sostenerci. Dobbiamo fare nostra questa piccola espressione, perché in questo mondo c’è bisogno della Speranza di Cristo. Il Papa, dunque, ci ha dato il mandato di essere testimoni concreti di questa speranza.
Sulla strada verso casa abbiamo fatto altre tre tappe: Monserrat e Maresa, luoghi importanti per la conversione di Sant’Ignazio di Loyola e il SERMIG (Servizio missionario giovani) di Torino, l’Arsenale della pace fondato da Ernesto Olivero.
di Francesca Ragneni e Chiara Antonielli