Anniversario sisma 2016: la commemorazione

A cinque anni dal sisma che il 2016 si è abbattuto sul centro Italia, di fatto cancellando interi paesi  e provocando la morte di 299 persone, si è tenuta la tradizionale commemorazione presso il parco di Pescara del Tronto. 

Nella notte appena trascorsa, presso il parco di Pescara del Tronto, si è tenuta la veglia di preghiera e la commemorazione delle vittime. Mentre alle 18.30 S.E.R. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti ed Amministratore Apostolico di Ascoli Piceno, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presso l’Area SAE di Pescara del Tronto.

Le parole del Vescovo Domenico

A 5 anni dal terremoto – ha affermato il vescovo durante l’omelia – si comincia finalmente ad intuire che la ricostruzione (dopo ritardi ed incertezze) è finalmente avviata, ma non basta ricostruire il vecchio mondo. Bisogna costruirne uno nuovo. Non basta, cioè, riprodurre le forme del passato, all’insegna “del dov’era e come era”, ma immaginare un mondo nuovo che disegni un nuovo rapporto tra uomo e ambiente. Non si tratta di un attacco di nostalgia per la dimensione bucolica, ma di un progetto di investimento economico e di sviluppo demografico. In particolare, il mondo nuovo che va creato riguarda un diverso rapporto tra città e montagna. C’è, infatti, un enorme “debito” – penso all’acqua potabile, all’aria pulita, al cibo di qualità, al legno degli arredi – che va onorato per andare verso quella transizione ecologica da tanti auspicata e da pochi realmente cercata. Non si tratta di ricreare nuovi presepi, ma centri arrivi a presidio di un territorio attrattivo per natura”.

Un infrastruttura attesa da tempo

Il vescovo Pompili ha poi fatto riferimento ad un’infrastruttura che il nostro territorio aspetta da tanto tempo. Talmente tanto, che costituì l’apertura, il prima pagina, del primo numero de La Vita Picena, centododici anni fa. Ovvero La Ferrovia dei due Mari. “Sono convinto – ha affermato – che il ponte più urgente da costruire si chiama l’Italia centrale, come confermato da Bankitalia il ritardo di questa parte del Paese è legata all’arretratezza delle sue infrastrutture. Perché non pensare allora a quella Ferrovia dei due Mari di cui si favoleggia dalla fine dell’Ottocento? Tenere distanti due mari per qualche centinaia di chilometri è un’imperdonabile leggerezza”.