Durante gli scorsi Premi Goya, per intenderci i premi Oscar spagnoli, Prigione 77 è riuscito a vincere ben 5 premi tra cui quello per la miglior scenografia, per i migliori effetti speciali e per il miglior trucco. Cosa vuol dire tutto ciò? Che la pellicola in questione, diretta dal talentuoso Alberto Rodriguez, è un mastodontico sforzo produttivo del cinema spagnolo nel cercare di raccontare una parte oscura della sua storia. Una storia sconosciuta a molti, che si colloca sul finire degli anni ’70, dopo la caduta della dittatura di Francisco Franco, quando la democrazia in Spagna era solo agli albori.
Una storia vera documentata
Alberto Rodriguez, come fatto per i suoi precedenti film, racconta un dramma storico ambientato nella Spagna post dittatura. Tra il 1976 e il 1978, Manuel, giovane detenuto innocente, cercherà in tutti i modi di ottenere giustizia per lui e per tutti i carcerati presenti in prigione. La maggior parte di questi vengono continuamente malmenati e umiliati dai celerini del carcere abituati ai modi oppressivi tipici dei governi dittatoriali. Manuel proverà in tutti i modi di ottenere maggiori diritti per lui e per chi è nella sua stessa condizione fondando il COPEL, un coordinamento di prigionieri in lotta per ottenere più diritti nelle carceri.
Prigione 77 e la mostra delle emozioni
Il film è da lodare per la precisione in cui racconta le evoluzioni storiche della Spagna post franchista. Le vicende dei carcerati scandiscono il tempo di un paese pronto a modernizzarsi dopo la fine del regime. La modernizzazione esterna non coincide con quella delle carceri e a questo Manuel si oppone.
Prigione 77 riesce a mostrare una specchio complesso dei sentimenti umani. I carcerati sono ben caratterizzati e la loro evoluzione sentimentale porta avanti la trama del film. Saranno le loro emozioni e gli ideali di questi uomini a creare gli sconvolgimenti più rilevanti all’interno del carcere. Orgoglio, giustizia, crudeltà, tradimento, redenzione. Tutto questa mostra di sentimenti è esposta nel museo dell’animo umano creato da questo film.
Il problema del film è nella demonizzazione delle figure dei carcerati visti come figure peggiori dei criminali stessi. Se nel racconto dei prigionieri si è usata una grande sensibilità, questa manca nella caratterizzazione dei celerini che risultano tutti persone spregevoli sotto il profilo morale ignorando le ragioni sociali dietro il loro comportamento.
Una sintesi dalla Prigione
Nonostante questo difetto di scrittura il film risulta godibile ed estremamente scorrevole. Numerosi sono i momenti di pathos e di suspance che intrattengono lo spettatore. Sicuramente un film non adatto ai più piccoli viste le numerose scene di violenza però decisamente consigliato per capire un momento delicato della storia spagnola ma sopratutto riflettere sul significato di pena detentiva e di come, alcune volte, i modi repressivi siano più dannosi che costruttivi.
Voto film: 6+/10
di Quinto De Angelis