Nomadland: una poesia di libertà
di Federica Forlini e Leonardo Carboni
La pandemia ci aveva fatto dimenticare la sensazione di accarezzare le poltroncine, immersi nel buio, abbracciati dall’atmosfera di un film. Nomadland ci ha riportati indietro nel tempo, come se un intero anno non fosse esistito. Ciò che a fine visione ci coglie dritti in faccia è l’emozione che ti lascia la pellicola, unita al brivido di star vivendo nuovamente il grande schermo.
Poteva esserci una storia migliore, per tornare al cinema?
Nomadland è una poesia di libertà, un film scritto, diretto, co-prodotto e montato da Chloé Zhao. La pellicola con protagonista Frances McDormand, che è anche produttrice, è un adattamento del libro della giornalista Jessica Bruder “Nomadland – Un racconto d’inchiesta”.
Nomadland è reduce dalla vittoria di diversi premi internazionali, a partire dal Leone D’Oro alla 77° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Soprattutto ha vinto tre Oscar, rispettivamente per il miglior film, la miglior regia e la miglior attrice protagonista.
Andiamo a parlare proprio di Frances McDormand, che nel 2018 aveva vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. In quel film mostra l’animo di una donna furiosa verso un sistema che non funziona; in un certo senso lo stesso tema viene ripreso in Nomadland, ma non dal suo personaggio.
La pellicola è stata una grande sorpresa, perché ha due chiavi di lettura distinte.
La storia è ambientata in Nevada. Fern e suo marito Bo hanno lavorato per un’intera esistenza in una fabbrica, che ha chiuso i battenti. Bo se n’è andato per colpa di una malattia e la donna è costretta a una vita da nomade, sopravvivendo nel suo camper, grazie a lavori a tempo determinato.
Inizialmente ci viene presentata una vita triste, scandita dal silenzio e da un senso di scarsezza invasivo, irritante. Fern incontra infatti più amici, che sottolineano la sua condizione disastrosa e cercano di tenderle la mano. Grazie alla protagonista, conosciamo le vicende di persone invisibili agli occhi della società, che non riconosce sussidi e non garantisce la sanità per tutti.
Questa sembra nelle prime battute una storia di disperazione, eppure non lo è.
Fern, durante il suo cammino, incontra varie soluzioni per uscire dalla sua precarietà. È a quel punto, che capiamo la sua reale visione del mondo.
Scopriamo tramonti da togliere il fiato, la gioia nel volo delle rondini, distese d’erba infinite. Fern in realtà è felice così e nessuno può portarle via il suo mondo.
Nomadland stravolge la nostra visione della vita e fa sorgere una domanda: in cambio della nostra sicurezza economica, stiamo rinunciando alla libertà?
In conclusione, il film spinge a una ricerca molto intima del senso della vita, soprattutto attraverso viaggi e ricordi. Siamo definiti dalle nostre radici e dalla direzione in cui desideriamo andare.
Nomadland è in programmazione al Cinema Piceno.