Ascoli Piceno fa da emblematica cornice a L’ombra del giorno. Una storia ambientata nel lontano 1938, dalle atmosfere cupe, di terrore ma anche di speranza.
Anna si presenta da Luciano, simpatizzante fascista e titolare di un ristorante, a chiedere lavoro. Lo troverà nelle cucine; ma la vicenda è più difficile di come sembra, contiene dei segreti.
Il lavoro degli attori ne “L’ombra del giorno”
Riccardo Scamarcio è perfetto nella parte del misterioso veterano di guerra che gestisce un locale. Un uomo taciturno, intelligente, attento, che vorrebbe raccontarsi ma non ha parole. Benedetta Porcaroli recita in maniera forte al suo fianco:.Anna è una ragazza giovane ma molto decisa, spesso senza peli sulla lingua e senza paura. I due hanno una grande alchimia, sviluppando al meglio i ruoli principali. È veramente un piacere vederli interagire, c’è sintonia. Dal punto di vista recitativo, la pellicola è interamente di alto livello e la storia spesso tiene in sospeso, è incalzante, appassionante. I tanti personaggi sono ben caratterizzati e tengono bene lo schermo, un plauso va al lavoro fatto anche dalle comparse che hanno impreziosito le scene.
La vera bellezza della pellicola
L’ombra del giorno trova la sua giusta ambientazione nella città di Ascoli Piceno. La città è stata riportata a ciò che era in quegli anni, anche se vediamo pochi scorci, soprattutto di Piazza del Popolo. La ricostruzione degli interni, i costumi e ciò che di tecnico c’è attorno, sono stati resi benissimo. Si respira la pesantezza e la paura di quegli anni.
Ciò che più colpisce, è il messaggio che la pellicola vuole lasciarci: possiamo passare la vita a prendere etichette e incollarcele addosso, ma alla fine è ciò che abbiamo nel cuore a definirci, a guidare le nostre azioni.
L’Ombra del giorno è un film molto profondo e pieno di sfaccettature, che consigliamo vivamente di apprezzare e gustare. Le due ore di durata filano con piacere e consigliamo la visione, anche per addentrarci un po’ di più nella città di Ascoli di quegli anni.
Di Federica Forlini e Leonardo Carboni