Tutto ambientato in una scuola, La sala professori di Ilker Catak rappresenta i dubbi idealisti di un’insegnate in una scuola sempre più cinica. In una scuola pubblica della provincia tedesca, ormai da alcune settimane, si verificano una serie di furti sia tra gli alunni che tra i professori. Carla Nowak, giovane insegnante di Matematica e di Educazione fisica, è dubbiosa sui metodi usati dai suoi colleghi per scovare il colpevole. Per gli altri insegnanti il colpevole è da ricercarsi tra gli alunni, per lei no. Per questa ragione cercherà di farsi giustizia da sola.
I protagonisti di questo Giallo
Il film si svolge come un poliziesco: c’è un mistero e ci sono i poliziotti, in questo caso gli insegnanti, addetti a risolverlo. Cosa succede se questi sono i primi a non far rispettare le leggi comportandosi in maniera disonesta? Carla Nowak scopre la “corruzione” tra i suoi colleghi e come un eroe, l’ispettore buono senza paura, metterà tutta se stessa per smascherare i criminali. Solo che in questo film il lieto fine non c’è. Le scelte di Carla, seppur idealmente giuste incrineranno i rapporti tra insegnanti e alunni. Questi ultimi risulteranno le vere vittime della faccenda. Come cittadini arrabbiati in una città senza più regole decideranno di ribellarsi fino a sfidare le forme autoritarie tipiche della scuola.
Potere smascherato
Il maggior merito del lavoro di Catak è criticare il concetto di guida. L’insegnante deve essere preso sul serio per poter svolgere il suo lavoro quindi dev’essere preso come punto di riferimento in quanto le sue parole devono essere vere per forza. Il problema è che un individuo senza macchia non esiste. Il film distrugge questa figura autoritaria, perfetta, mettendo in evidenza i dubbi e i difetti non solo di un gruppo di docenti ma di un’intera gruppo sociale. Come abbiamo visto, se prendiamo l’esempio del film poliziesco, il film si fa da metafora a qualsiasi gruppo di persone in cui esiste una classe di comando e una subalterna. Quando quest’ultima capisce le debolezze della prima è difficile che l’ordine possa rimanere invariato. Il regista turco-tedesco Ilker Catar utilizza il mondo scolastico come metafora dell’attuale politica in cui la retorica della paura e l’estensione di gruppi ideologici privi di comunicazione creano capri espiatori e giustizia sommaria.
La prima lettura de La sala Professori
Definita la metafora nascosta nel testo, non ci siamo soffermati sul significato che notiamo durante la prima lettura del film. La critica scolastica non è tanto sul modello gerarchico e opprimente che da anni si mette in discussione ma dal fatto che nonostante ne si discute ogni volta ancora sia rimasto lo stesso da decenni. Si tratta di un film che non mette alla gogna la scuola e quello che rappresenta ma sottolinea i limiti che gli insegnanti affrontano ogni giorno non potendo apportare modifica sostanziali al modo d’insegnare. Si devono attenere a sistemi valutativi spesso stringenti, alle numerose difficoltà di un settore continuamente martoriato da tagli politici senza possibilità di appellarsi. Anche per loro ci sono leggi derivate dal ministero a cui devono rispondere che mettono in discussione il rapporto alunno-studente..
La particolarità della pellicola è l’imprevedibile destino a cui è destinata Carla. Le sue azioni animano il film con risultati inattesi che sconfessano la retorica del buono che fa sempre le giuste scelte. Un film adatto agli educatori e a chi si interfaccia quotidianamente con i più piccoli e con l’educazione. Ottimo film che sarà candidato all’Oscar come miglior film straniero 2024.
Voto film: 7-/10