Cinque anni fa il finale di Assassinio sull’Orient Express aveva anticipato questa nuova avventura ai piedi delle piramidi. Difficoltà produttive, legate alla pandemia, hanno ritardato l’uscita di questa seconda avventura con protagonista l’investigatore creato dal genio di Agatha Christie. La lunga attesa è stata ripagata, ma solo a metà. Ma andiamo con ordine.
Mentre è in vacanza sul Nilo il detective di fama mondiale Hercule Poirot si propone di trovare l’assassino di una giovane donna uccisa durante il suo viaggio di nozze. La soluzione del caso sarà imprevedibile e scioccante.
Assassinio sul Nilo: Differenze dall’originale
Il film, va subito chiarito, si prende molte libertà rispetto al libro. Personaggi nuovi e una trama leggermente differente gettano un po’ di fumo negli occhi in chi conosce il romanzo o ha apprezzato il film del 1978. Queste modifiche possono dirsi senz’altro azzeccate, come lo è il cast di primissimo livello e una regia incontestabile. Sontuoso il piano sequenza che introduce il film, un esercizio che dimostra chiaramente come Kenneth Branagh sia un ottimo regista. Rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare però la storia fatica a ingranare. Il delitto arriva ben dopo l’ora di visione e molto del tempo passato è mal sfruttato nel presentare i futuri indiziati. Questo effetto che nel libro e nel film del 1978 risultava ben riuscito creando la suspence tipica dei gialli d’autore, qui appare meno incisivo.
I principali dubbi e un augurio
Assassino sul Nilo però delude maggiormente nello sviluppo del terzo atto. Sia chiaro, il finale è ben fatto e soddisfacente, ma appare troppo veloce e brusco. Vengono tolti allo spettatore gran parte degli indizi che la Christie aveva “gentilmente” concesso al lettore per arrivare alla soluzione ben prima che le piccole cellule grigie di Poirot districassero il mistero. Questa scelta appare quasi una sorta di resa del regista. Egli, consapevole di lavorare ad un classico conosciuto praticamente da ogni umano sulla terra, decide di concentrarsi su altro tentando di spiazzare lo spettatore. Un tentativo coraggioso che solo il tempo potrà dire se vincente oppure no.
Personalmente ritengo che tanto questo quanto assassinio sull’Orient express non siano all’altezza dei film passati. Ma mentre il primo tentativo non aveva alcuna possibilità di poter superare quanto fatto da Sidney Lumet e Albert Finney, questo Assassinio sul Nilo si confrontava con un film tutt’altro che perfetto. Un peccato, perché con una produzione del genere, Ridley Scott su tutti, si poteva decisamente fare meglio. Il film, comunque, resta un’esperienza da vedere e soprattutto al cinema. Il mio auspicio è che il filone Branagh/Poirot non si fermi qui e che il regista, la prossima volta, si cimenti in un’avventura meno “battuta” dal cinema riuscendo così a creare un film tale da diventare un classico.