Continua il nostro viaggio attraverso il processo di candidatura di Ascoli Capitale della Cultura 2024. L’intervista di oggi, andata in onda su radio Ascoli a cura di Pina Calisti, è a Giorgio Bisirri, esperto di fondi pubblici e progettazione, oltre che componente del comitato tecnico.
Quali sono stati i primi passi mossi dalla nostra città per raggiungere questo obiettivo?
Il punto di partenza da cui ci si è mossi è stato quello di prefigurare l’opportunità della candidatura come un processo partecipato, in grado quindi di coinvolgere tutti gli attori del territorio, non solo della città ma dell’intera provincia. Per tale motivo l’amministrazione ha ritenuto di coinvolgere in maniera attiva tutti i trentatre comuni della provincia di Ascoli Piceno.
Oltre a questo, si è attivato un processo concertativo molto intenso e qualificante su tutto il territorio urbano. Tale processo ha coinvolto ad oggi circa centoventi organizzazioni tra organismi del terzo settore, altre istituzioni e imprese culturali e creative del territorio. Il tutto far sì che questa candidatura sia non solo una candidatura dell’amministrazione, ma una candidatura dell’intera città e in maniera più ampia dell’intero territorio Piceno.
Un connubio tra arte, cultura, architettura, enogastronomia; il nostro territorio ha le carte in regola per poter rivestire questo ruolo prestigioso?
Sì, anche se come più volte ha sottolineato anche il ministro nei concorsi di investitura delle altri capitali, quello della capitale italiana non è un concorso di bellezza. Quella che viene premiata è più che altro una programmazione, una politica, una progettualità culturale di ampio respiro che possa contribuire ad una innovazione, ad una trasformazione della città in senso culturale. Questo si sposa molto anche con tutte le direttrici di sviluppo che sono state validate nel corso degli ultimi anni all’agenda culturale europea oltre che dalla dichiarazione dei dieci ministri della cultura che si è svolta a Roma quest’anno. Valorizzare il ruolo multifunzionale della cultura, quindi la sua capacità di impattare sul processo di rigenerazione urbana, ma anche di sviluppo economico occupazionale nonché di inclusione sociale. È su tutte queste variabili che ci stiamo muovendo.
Lo scopo è proprio quello di far emergere dunque la vocazione culturale di Ascoli, in lizza tra l’altro con diversi progetti. Siamo partiti con la mostra della collezione Cavallini Sgarbi che proseguirà fino al 2022 e ne stiamo portando avanti molti altri con tanti appuntamenti?
Assolutamente sì. Il programma va a valorizzare, ma soprattutto a capitalizzare, le molteplici progettualità che l’amministrazione ha portato in campo negli ultimi anni. Penso anche all’opportunità che ha avuto Ascoli Piceno di essere la quarta classificata sul progetto “Qualità dell’abitare”, dove la dimensione culturale diventa una delle forme strategiche dell’abitare la nostra città. C’è poi il processo di digitalizzazione del patrimonio degli asset culturali.
Questi progetti, annunciati dal sindaco Marco Fioravanti, sono portati avanti anche grazie al comitato tecnico scientifico, formato da figure di spicco che porteranno esperienza, professionalità e competenze?
Sì, sicuramente una funzione preziosissima per il lavoro di tutti. Il comitato rappresenta un gruppo di lavoro interdisciplinare che ha accompagnato tutto il processo di elaborazione della candidatura. Tutt’ora svolgendo la sua funzione d’indirizzo, anche con un approccio critico e valutativo, è risultando fondamentale per garantire non solo il rispetto degli standard minimi di una candidatura per la capitale della cultura, ma anche per arricchire di contenuti e di visioni il progetto sul quale la città sta lavorando
La cosa che ritengo importante sottolineare, e che il sindaco in ogni circostanza tende a ribadire con forza, è che questa è una candidatura di territorio. Ascoli e il Piceno vogliono presentarsi in maniera innovativa sullo scenario nazionale e internazionale, e vogliono farlo in maniera partecipata. Si coinvolgono cosi non solo le imprese culturali e creative, non sono gli artisti, non solo le istituzioni, ma tutti i singoli cittadini devono diventare parte di questo processo di metamorfosi urbana a base culturale.
Per questo ringrazio ogni singolo cittadino o ogni organizzazione che vorrà partecipare in maniera attiva al perseguimento di questi obiettivi.